martedì 9 luglio 2024

Lucio Cacace «Il mare va protetto in Penisola la svolta è nell'ecoturismo»

Lucio Cacace
di Massimiliano D'Esposito - Il Mattino

Oltre trenta chilometri di costa e 1.539 ettari di estensione in mare. È l'Area marina protetta di Punta Campanella istituita nel 1997 a tutela di uno degli specchi di mare più trafficati del Mediterraneo per il turismo nautico, quello a cavallo tra i golfi di Napoli e Salerno che copre anche parte del canale che separa Capri dalla terraferma. Dal 2020 il presidente dell'Amp è Lucio Cacace. Come riuscite a coniugare fruizione e tutela dell'ecosistema marino? «Attraverso un approccio integrato che includa politiche di conservazione, educazione, regolamentazione e tecnologie innovative. Nella nostra Area marina protetta l'accesso è regolamentato per proteggere habitat delicati e specie vulnerabili. Questo approccio consente agli ecosistemi di rigenerarsi e fornisce benefici a lungo termine sia per la biodiversità che per le comunità locali. Inoltre, siamo impegnati nella promozione di pratiche turistiche compatibili con l'ambiente, come l'ecoturismo. L'obiettivo è limitare il numero di visitatori (dove possibile), utilizzare imbarcazioni a basso impatto e garantire che gli stakeholder seguano linee guida ambientali rigorose». Come avviene il controllo dei tratti di mare di competenza dell'area marina? «L'utilizzo di tecnologie avanzate come Ais e impianti di videosorveglianza di ultima generazione ci aiutano a monitorare la salute degli ecosistemi marini e rilevare attività illegali, come la pesca non regolamentata o la violazione del regolamento». Ais è la scatola nera introdotta quest'anno per disciplinare l'attività dei charter. Qual è l'obiettivo? «L'Ais è un'intuizione che ci ha consentito di evitare di imporre un numero chiuso alle attività in mare. Nei mesi scorsi tutte le Aree marine protette sono state convocate al ministero dell'Ambiente per uniformare i disciplinari. Dopo diversi incontri siamo riusciti a strappare questa alternativa al numero chiuso. Per inciso i numeri dei charter in penisola non ci avrebbero consentito di autorizzare neanche un quarto delle imbarcazioni attualmente operanti».


Un gruppo di operatori però ha presentato ricorso? «Pur comprendendo le loro ragioni siamo convinti di aver raggiunto il miglior risultato possibile per consentire a loro di continuare a lavorare serenamente e all'Amp di godere di un ambiente più sicuro e disciplinato. Ci siamo costituiti contro il ricorso al Tar soprattutto perché una eventuale sospensione annullerebbe il disciplinare rimandando al regolamento in vigore la disciplina delle attività consentite. Non essendo previste nel regolamento, le attività di charter e locazione sarebbero tutte automaticamente vietate». Non mancano i diportisti indisciplinati che tentano di accedere alle zone vietate, come monitorate i punti più tutelati? «Possiamo disciplinare le attività commerciali all'interno dell'Area marina ma non possiamo limitare il numero dei diportisti privati. Stiamo quindi predisponendo nuove azioni per invitare tutti a una fruizione del mare più consapevole. Questa estate ci saranno diversi gommoni a monitorare le aree più sensibili e stiamo chiudendo accordi con alcuni Comuni del consorzio per il "prestito" di agenti della polizia municipale e avere così anche potere sanzionatorio nei confronti di chi infrange il regolamento. Ovviamente il tutto in sintonia con la Capitaneria di Porto». I campi boe aiutano? «Evitano l'ancoraggio, che danneggia la Posidonia. Ricordo che abbiamo ottenuto un importante finanziamento del Pnrr e che entro il prossimo anno saranno installati nuovi campi boe in tutta l'area dell'Amp. Per quanto riguarda la tariffa siamo passati da quella "a giornata" ad "oraria" per consentire di ormeggiare a costi contenuti anche a chi (la maggior parte dell'utenza) intende fruire del servizio per poco tempo».

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