venerdì 21 settembre 2007
Letta fa la pace con falce e martello
Letta, falce e martello. Ovvero: l’ex Dc che piace ai Ds, guancia a guancia col simbolo del vecchio Pci. Che effetto fa? Effetto Pd, bellezza. È accaduto a Roma, quando il margherito Enrico Letta, candidato alla guida del Pd, è andato in visita nella storica sezione di via dei Giubbonari, guidata da quel Fabio Nicolucci che, con scelta inattesa ma molto piddì, ha fatto sapere che alle primarie non sosterrà Veltroni, bensì il pupillo di Andreatta. Il quale grato ha ricambiato, con pellegrinaggio tra i sostenitori e sosta accanto ai simboli che furono. Già, perché quella di via dei Giubbonari è una sezione particolare: dove, per capirsi, usa ancora affiggere ogni mattina l’Unità pagina per pagina come fosse l’orario ferroviario e, soprattutto, anche con l’avvento del Pd nessuno ha intenzione di staccare dal muro la targa pre-Pds: «Pci-Sezione Regola Campitelli» con accanto falce e martello. Disagio, per l’ex giovane democristiano d’area Zac Enrico Letta? «Ma no, è un simbolo della storia italiana. È il passato, anche per i Ds. E anzi, mai come in quella sezione ho pensato: allora siamo davvero nel Pd». Ci saremo pure, nel Pd, ma su quei muri ci sono Gramsci e Berlinguer, mica De Gasperi. Si dovrà aggiungere? «Sono contrario all’idea di costruire il partito intorno a un pantheon, dosando le facce come fossimo farmacisti. Dobbiamo guardare al futuro: ognuno si porti nel cuore la propria storia e lasci perdere le foto».
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