martedì 1 gennaio 2008

Napolitano: "Italia non avere paura"

Poca politica. Molta Italia. Perché la forza, e la risorsa, di questo paese è più nella gente che non nei politici. La cultura del fare contro quella della paura che anzi del fare è nemica e ostacolo. Alcune parole chiave come "fiducia" ripetuta ben quattro volte e "ottimismo". Gli occhi sul Pese che vive, che dà "segni concreti di dinamismo e di capacità innovativa"; sul Paese che soffre: soffre sul lavoro perché ci sono troppi morti; soffre nel quotidiano perché il costo della vita è troppo alto. Soffre perché "deve liberarsi dalle paure che non fanno ragionare e dai particolarismi che non fanno decidere". Quasi seguendo gli appunti di un diario personale scritto "viaggiando dal sud al nord del paese", Giorgio Napolitano saluta e racconta nel tradizionale discorso di fine anno l'Italia che è. Quella che ha visto nella tragedia dei lavoratori morti alla ThissenKrupp ma anche "in Istituti di ricerca e di alta formazione che possono ben vantare il titolo di centri di eccellenza"; quella che dopo tredici anni non riesce a risolvere "l'allarmante problema dei rifiuti in Campania" ma anche quella che "ha un grande potenziale umano e morale" che lui ha potuto riconoscere incontrando "persone con disabilità, persone non rassegnate, impegnate ad esprimere una speranza attiva realizzando al meglio se stesse"… continua

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