«L’economia è in crisi ma le famiglie non vogliono rinunciare a nulla perché significherebbe automaticamente essere tagliate fuori dalla società dei consumi». Non nasconde preoccupazione
Enrica Amaturo, preside della Facoltà di Sociologia della Federico II, di fronte ai dati sull’indebitamento dei napoletani. Al tempo stesso, però, invita gli amministratori nazionali e locali a correre ai ripari.
Professoressa, negli ultimi cinque anni a Napoli si registra il record della crescita dei debiti... «Non è un segreto che la recessione stia danneggiando soprattutto il Mezzogiorno e in particolare la nostra città, in cui la situazione è da tempo drammatica. Al Sud vive un terzo della popolazione italiana, ma due terzi di questa hanno difficoltà economiche».
Lo stipendio non basta più e si chiede aiuto alle banche. «Le cose sono cambiate. Cinquant’anni fa i bisogni fondamentali erano mangiare e vestirsi. Oggi è necessario ciò che prima era superfluo. Da qui l’enorme mole di prestiti». Perché? «Perché viviamo nella società dei consumi in cui spendere è uno status, un modello di comportamento irrinunciabile. Chi non lo fa si aliena e non viene riconosciuto dagli altri. Il prezzo da pagare risulta molto alto».
Si compra tutto a rate. E poi, a fine mese, i conti non tornano. «A quel punto si è costretti a risparmiare. Le famiglie fanno quello che possono, tentando di sbarcare il lunario in mille modi. Così si spiegano le tantissime offerte proposte dai supermercati e la diffusione ormai capillare dei discount».
Su cosa si risparmia? «Credo sulla qualità. La quantità in qualche modo non viene ridotta, però si acquistano prodotti economici, non si bada più alle marche o alle firme».
Alla fine i poveri diventano sempre più poveri. «E i ricchi ancora più ricchi. Basta guardarsi attorno per capirlo: i beni superlussuosi resistono e così pure quelli modesti. Il guaio è che sta scomparendo il ceto medio, principale vittima della crisi finanziaria internazionale».
Come ci si difende a livello locale? «Quando la recessione riguarda l’economia mondiale, a partire dal crollo dei mutui americani, c’è poco da fare. Senza dubbio, però, il governo e gli enti locali non possono restare a guardare».
(Gerardo Ausiello da il Mattino)
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