Giulio Facchi, l'ex subcommissario ai rifiuti, è stato condannato a nove mesi di reclusione per truffa e falso; la vicenda è quella delle missioni per servizio percepite indebitamente: biglietti aerei e ferroviari, note dei taxi, la ricarica di un telefono cellulare, un pranzo in autogrill e una serie di viaggi da e per Capri per un totale di 22.279 euro percepiti dal 30 novembre 2000 al 27 gennaio 2004. Il verdetto. La sentenza è stata emessa ieri dal giudice monocratico Carlo Spagna e, ovviamente, dispone il beneficio della pena sospesa. La pubblica accusa, rappresentata in aula da Giancarlo Novelli, aveva chiesto due anni. I cinque decreti. Erano cinque in tutto i decreti di pagamento considerati illegali dai pm Filippo Beatrice e Giancarlo Novelli; per il primo, che risale al 2000, il giudice ha dichiarato la prescrizione. Per altri due ha accolto l'eccezione del difensore di Facchi, avvocato Riccardo Polidoro: non essendo specificate le spese cui si riferivano, ne consegue che il fatto non sussiste. La condanna si riferisce ai rimanenti due decreti, ottenuti «inducendo in errore l'allora commissario di Governo, Antonio Bassolino». Le dichiarazioni. Nel corso dell'udienza, Facchi (che defini questa «l'unica inchiesta che mi abbia fatto piangere») ha chiesto di rendere spontanee dichiarazioni: «Mi sono sempre dato da fare per risolvere il problema dei rifiuti in Campania. Credevo fosse legittimo chiedere questo rimborso spese, altrimenti non avrei accettato l'incarico. D'altra parte, c'era un dirigente cui spettava la valutazione ». L'inchiesta fu avviata nell'autunno di due anni fa in seguito alla relazione dell'ispettore del ministero delle Finanze Natale Monsurrò, che rilevava incongruenze nei rimborsi delle spese. I pm affidarono l'inchiesta sui viaggi dell'ex subcommissario agli 007 del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. C'erano tutti gli spostamenti per cui Giulio Facchi aveva chiesto il rimborso: 255 in tutto. Le missioni. L'ipotesi di reato formulata dalla Procura era quella di «truffa aggravata ai danni dello Stato» perché Giulio Facchi avrebbe utilizzato «artifici e raggiri» per «attestare falsamente che le spese si riferivano a viaggi effettuati in occasione di missioni svolte per servizio», mentre invece quelle spese «attenevano a viaggi effettuati tra il luogo di residenza e quello di servizio, talvolta anche da familiari e amici». Un punto, in particolare, è stato sempre contestato con vigore dall'ex subcommissario: quello delle «vacanze a Capri ». Dall'isola, infatti, Facchi partiva la mattina per andare a Napoli a lavorare e ci tornava solo il pomeriggio, dunque era impensabile che si trattasse di una vacanza. (Titti Beneduce da il Corriere del Mezzogiorno)
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