Segnalare qualcuno che si ritiene meritevole non e' un male. Diverso, invece e' se una raccomandazione si trasforma in occupazione di cosa pubblica, ma nessuno si nasconda dietro sepolcri imbiancati di ipocrisia. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato dal direttore de 'La Stampa' Mario Calabresi interviene sulle vicende giudiziarie scatenate dalle raccomandazioni in Campania. Pur non entrando nel merito della questione, "come presidente della Camera ho il dovere di non entrare nel merito di alcuna vicenda giudiziaria in corso, la magistratura faccia il suo corso, il tempo e' sempre galantuomo da questo punto di vista", Fini sottolinea: "Non ho alcuna reticenza nel dire che sono in Parlamento da 26 anni, sono stato eletto in un partito, il Movimento sociale negli anni '80 che non era un partito che gestiva poteri, clientele, assessorati, andava bene se c'era un consigliere comunale, eppure sarei un ipocrita se dicessi che non ho mai preso carta e penna per segnalare Tizio, Caio o Sempronio". "Attenzione a non essere dei sepolcri imbiancati di ipocrisia -ammonisce Fini- cosa vuol dire segnalare un caso che si ritiene meritevole non ci trova nulla di male -prosegue- diverso è il ragionamento che si mette nel tal posto la persona che non e' la migliore ma e' colui che se riceve una telefonata immediatamente dice obbedisco. Quello non e' il problema della raccomandazione il problema e' della occupazione della cosa pubblica da parte dei manutengoli di una parte politica". "Distinguiamo i piani -conclude- altrimenti con questa abitudine di tirare sciabolate bianche o nere si rischia di non capire qual e' la complessità dei problemi". (Adnkronos)
I raccomandati
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