giovedì 22 ottobre 2009
Impegno e la sindrome cinese: «Ma non ho stretto accordi»
Tra l’allarme camorra e il refrain sul rinnovamento, il Pd si avvicina alle primarie di domenica in un clima di tensione. E come se non bastassero le polemiche sin qui consumate, ecco che in campagna elettorale piomba un caso tinto di giallo. Nel senso di cinese. Nella giornata di ieri si è rincorsa l’indiscrezione che Leonardo Impegno stesse trattando un accordo con la comunità cinese a Napoli. L’indiscrezione ha subito fatto il giro tra i democratici impegnati nella campagna per le primarie. E il diretto interessato? «Ma quando mai - ribatte con forza il candidato della mozione Franceschini alla segreteria regionale -. Chi mette in giro queste voci vuole infangare le primarie e il sottoscritto. È una polpetta avvelenata buttata non so da chi. Se i cinesi votano lo fanno liberamente, come tutti gli extracomunitari che vivono a Napoli. Ricordo che lo statuto del Pd prevede il voto per chi ha il regolare permesso di soggiorno». La comunità cinese è molto folta, tra Napoli e provincia conta decine di migliaia di persone. Alla Duchesca e nella zona della ferrovia il commercio è praticamente gestito dai cinesi mentre a San Giuseppe Vesuviano la comunità cinese è tra le più folte d’Italia. Ma da qui a ipotizzare, sostiene Impegno, un accordo politico ce ne vuole. «È vero invece - aggiunge - che da presidente del consiglio comunale ho lavorato per intensificare i rapporti tra Napoli e la Cina, come è stato riconosciuto dallo stesso ambasciatore in Italia». Con la Cina e la comunità cinese è stato siglato un gemellaggio con la città di Wangzu e Impegno di recente ha ricevuto il presidente dell’assemblea popolare di Shangai. Il «caso giallo» non appassiona Enzo Amendola, candidato alla segreteria della mozione Bersani. «I cinesi? Non so niente. Io - dice - ho impostato la mia campagna sulle cose da fare e sui programmi. Pettegolezzi, polemiche non mi interessano». Alle primarie di domenica, va ricordato, possono votare anche gli extracomunitari con permesso di soggiorno che abbiano almeno 16 anni. Chi è fuori sede può votare nella città dove lavora o studia (ma questa scelta va comunicata alla sede provinciale del Pd del luogo in cui si studia o lavora entro le 19 di domani). ( p.mai. il Mattino)
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