lunedì 2 novembre 2009

Un suicidio annunciato

È morta suicida come la madre baronessa, Diana Blefari Melazzi, condannata all’ergastolo per l'omicidio Biagi (ma partecipò anche a quello D'Antona). Ora che se n'è andata strangolandosi con un lenzuolo, si parla di suicidio annunciato, ma per anni i suoi avvocati hanno denunciato fino quasi a gridarlo che quella brigatista stava rischiando la vita, lasciandosi lentamente morire. Come quando rifiutò il cibo, in un'occasione, addirittura per 28 giorni. L'allarme più inquietante non arrivò dai suoi legali, ma dal Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni. Fu lui, il 10 novembre di due anni fa, a denunciare che alla ex brigatista era stato inflitto "per la terza volta il 41 bis senza tenere in considerazione la sua malattia: schizofrenica e inabile psichicamente, figlia di una madre anche lei con una malattia depressiva morta suicida". Da inizio gennaio a oggi sono 146 i detenuti morti in carcere, 6 in più del totale dello scorso anno. Ma è il dato dei suicidi a suscitare allarme: nei primi dieci mesi del 2009 i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 61 (l'ultimo ieri sera a Verona), ventuno in più rispetto allo stesso periodo del 2008. Dove si muore di più? Secondo i dati dell'associazione "Ristretti Orizzonti", "ogni 4 suicidi uno muore in cella di isolamento: con il progressivo inasprimento del regime detentivo si assiste, infatti, ad un notevole aumento dei casi di suicidio". Non solo: "I detenuti sottoposti al regime del carcere duro (art. 41bis) si uccidono con una frequenza 4,45 volte superiore al resto della popolazione carceraria". Soffrono i detenuti, ma soffre anche la polizia penitenziaria, che nell'ultimo mese ha pagato con tre suicidi lo stress di un lavoro spesso poco riconosciuto. Se vuoi conoscere davvero un paese, diceva Voltaire, visitane le prigioni.

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