La rivelazione del fondatore di Cl ai monaci buddisti: «Porta pace»
Sorrento - Nel libro di Don Giussani, «L'autocoscienza del cosmo», si legge: «Se tutti gli uomini si mettessero a cantare ”Torna a Surriento”, sarebbe impossibile che sulla terra ci fosse la guerra; ci sarebbe sempre la pace». Trattasi di un capitolo, intitolato proprio alla canzone in onore dei fratelli De Curtis, nel quale l’autore è partito dal risultato di un incontro con Shodo Habukawa, docente alla Koyasan University di Tokio e capo dei monaci buddisti shingon, intervenuto al Chiostro di San Francesco. Tutto ha avuto origine da una particolare confessione fatta dal giapponese, nell'agosto 1992, in un incontro con Don Giussani, di cui era molto amico, all’Istituto Sacro Cuore di Milano (prima di partecipare al Meeting di Rimini). Nel mezzo di uno scambio su diversi argomenti, il discorso cadde sulla musica ed il professor Habukawa confessò che gli piaceva moltissimo la musica italiana ed aggiunse: «In particolare la musica napoletana». Tale affermazione sorprese molto Don Giussani ed il professore giapponese rispose in napoletano: «Turn ’a Surriento». Questa confessione sorprese ancora di più tutti, specie quando Shodo Habukawa rimase un attimo in silenzio e, rompendo il silenzio generale, disse una parola, in italiano, «malinconia». Perciò, facendo riferimento alla malinconia (nel senso di nostalgia) Don Giussani ha aggiunto: «Se tutti gli uomini cantassero ”Torna a Surriento” pensando alla malinconia che stanno esprimendo, ci sarebbe pace sulla terra; starebbero tutti male, ma sarebbero tutti affratellati». Nel 2008, il sorrentino Antonino Apreda regalò al professore giapponese una copia del libro «Torna a Surriento, Cento anni d’amore», edito per il Centenario della prima audizione della canzone, invitandolo a venire a Sorrento per una visita alla città. Così il capo buddista shingon è stato ospitato l’altra sera al Chiostro di San Francesco. Sottoposto a diverse domande Habukawa ha chiarito che la canzone «Kaere Surriento» è molto diffusa in Giappone ed a lui ispira «malinconia», in collegamento ad una dimensione affettiva espressa in termine furusato, cioè «villaggio di origine», appartenente alla sfera interiore più che alla realtà. Essa esprime un luogo della natura in cui si situano l'infanzia, gli affetti familiari, le amicizie, l'amore. Secondo la confessione del buddista giapponese «un altro elemento di ”Torna a Surriento” e della ”malinconia-nostalgia” è il collegamento con il mistero dell’esistenza, espresso nella canzone dal modo in cui gli elementi naturali, i loro suoni e profumi sono veicolo di una dimensione emozionale più ampia in cui uomo e natura divengono tutt’uno». Così la canzone di Sorrento è stata premiata con il doppio riconoscimento di «collegare con l'infinito» e di essere di «stimolo alla pace». (Nino Cuomo il Mattino)
Sorrento - Nel libro di Don Giussani, «L'autocoscienza del cosmo», si legge: «Se tutti gli uomini si mettessero a cantare ”Torna a Surriento”, sarebbe impossibile che sulla terra ci fosse la guerra; ci sarebbe sempre la pace». Trattasi di un capitolo, intitolato proprio alla canzone in onore dei fratelli De Curtis, nel quale l’autore è partito dal risultato di un incontro con Shodo Habukawa, docente alla Koyasan University di Tokio e capo dei monaci buddisti shingon, intervenuto al Chiostro di San Francesco. Tutto ha avuto origine da una particolare confessione fatta dal giapponese, nell'agosto 1992, in un incontro con Don Giussani, di cui era molto amico, all’Istituto Sacro Cuore di Milano (prima di partecipare al Meeting di Rimini). Nel mezzo di uno scambio su diversi argomenti, il discorso cadde sulla musica ed il professor Habukawa confessò che gli piaceva moltissimo la musica italiana ed aggiunse: «In particolare la musica napoletana». Tale affermazione sorprese molto Don Giussani ed il professore giapponese rispose in napoletano: «Turn ’a Surriento». Questa confessione sorprese ancora di più tutti, specie quando Shodo Habukawa rimase un attimo in silenzio e, rompendo il silenzio generale, disse una parola, in italiano, «malinconia». Perciò, facendo riferimento alla malinconia (nel senso di nostalgia) Don Giussani ha aggiunto: «Se tutti gli uomini cantassero ”Torna a Surriento” pensando alla malinconia che stanno esprimendo, ci sarebbe pace sulla terra; starebbero tutti male, ma sarebbero tutti affratellati». Nel 2008, il sorrentino Antonino Apreda regalò al professore giapponese una copia del libro «Torna a Surriento, Cento anni d’amore», edito per il Centenario della prima audizione della canzone, invitandolo a venire a Sorrento per una visita alla città. Così il capo buddista shingon è stato ospitato l’altra sera al Chiostro di San Francesco. Sottoposto a diverse domande Habukawa ha chiarito che la canzone «Kaere Surriento» è molto diffusa in Giappone ed a lui ispira «malinconia», in collegamento ad una dimensione affettiva espressa in termine furusato, cioè «villaggio di origine», appartenente alla sfera interiore più che alla realtà. Essa esprime un luogo della natura in cui si situano l'infanzia, gli affetti familiari, le amicizie, l'amore. Secondo la confessione del buddista giapponese «un altro elemento di ”Torna a Surriento” e della ”malinconia-nostalgia” è il collegamento con il mistero dell’esistenza, espresso nella canzone dal modo in cui gli elementi naturali, i loro suoni e profumi sono veicolo di una dimensione emozionale più ampia in cui uomo e natura divengono tutt’uno». Così la canzone di Sorrento è stata premiata con il doppio riconoscimento di «collegare con l'infinito» e di essere di «stimolo alla pace». (Nino Cuomo il Mattino)
1 commento:
è una cosa nota a tutti i critici ed agli stessi artisti che l'arte ha il pregio di parlare al cuore della gente , a proclamare quella "universalità" che al giorno d'oggi non immaginiamo più. Negli anni sessanta e settanta i big del rock nella loro contrarietà alla guerra in Indocina hanno scritto canzoni memorabili che pochissimi ricordano.
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