domenica 25 dicembre 2011
Lo spread zittisce i partiti
La febbre dello spread di nuovo molto alta, oltre i 500 punti, all’indomani dell’approvazione definitiva della manovra economica in Senato, alla fine ha prevalso sulla serie di incontri di Monti con i partiti che sostengono il governo. Nel giro di due giorni, dal pranzo con Berlusconi e Letta seguito da un incontro con Bersani, il presidente del Consiglio ha completato le sue consultazioni, vedendo ieri di buon mattino la delegazione del Pdl guidata da Alfano con i due capigruppo Gasparri e Cicchitto, e più tardi Casini e Rutelli. Sviluppo, lavoro, liberalizzazioni, con qualche accentuazione diversa secondo gli interlocutori, gli argomenti all’ordine del giorno; ma nulla che possa rimettere in discussione il percorso dei tecnici, ormai proiettato sulla fase due. E d’altra parte, fino a che la crisi europea non darà qualche segno di allentamento, i margini per distinguersi, per i partiti della maggioranza, sono molto stretti. I leader di Pdl e Pd sono in sofferenza perché sentono gli umori dei rispettivi elettori e temono di dover pagare un prezzo troppo alto in termini di voti, anche per il lavorio che fanno la Lega sul versante destro e l’Idv su quello sinistro, ora che le elezioni amministrative della prossima primavera si avvicinano. Casini e Rutelli invece insistono nel sostegno senza riserve al governo, perché ritengono, con una buona dose di certezza, che la legislatura arriverà alla scadenza naturale del 2013 e che per quella data il governo comincerà a misurare i risultati dell’azione di risanamento, premiando anche chi gli è stato vicino. C’è poi anche un’altra insidia che, sondaggi alla mano, tutti i partiti mostrano di temere: l’eventualità che Monti e i suoi tecnici possano schivare le reazioni più forti degli elettori grazie agli effetti del proprio lavoro, che a un certo punto diventeranno più sensibili, e il conto della crisi e dell’emergenza, in termini di sacrifici che cambieranno la vita dei cittadini, debbano pagarlo solo i politici. Timori che sono legati, oltre che alle cifre delle tabelle che gli istituti di ricerca settimanalmente allineano sulle scrivanie dei leader, anche all’andamento dell’ultima tornata elettorale nelle città, conclusasi con risultati a sorpresa sia nelle primarie che nel voto vero e proprio, e con il successo, a Milano e Napoli, dei candidati sindaci più radicali. Difficile, al momento, paragonare la situazione attuale con quella di sette mesi fa, vista la rapida evoluzione della crisi. Ma anche assolutamente impossibile sperare che possa andare in modo molto diverso. (Fonte: Marcello Sorgi da La Stampa)
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