domenica 26 maggio 2013

Cinema Aequa

di Eva Gambardella 

Vico Equense - Era un cinema di paese, niente altro che quello. Ma per generazioni di ragazzini e adolescenti era IL DIVERTIMENTO. Le vacanze estive negli anni 50-60 erano lunghe; si partiva per Vico Equense alla chiusura delle scuole e si tornava a ottobre. Molti di noi che avevano la casa ritornavano anche d' inverno per dei fine settimana. Allora in città oltre che studiare e andare ai " balletti ", feste in casa di amici organizzate il sabato pomeriggio con il mangiadischi che andava e il buffet con panini e pizzette e metà serata, non si faceva altro nè c'era per i ragazzi la libertà che hanno i loro coetanei oggi. A Vico ci si conosceva tutti, i genitori erano amici tra loro, potevamo uscire con gli amici in comitiva e il cinema era lo svago quotidiano anche perchè cambiavano un film al giorno. All' ingresso c'era il banco dei gelati dei fratelli Fraddanno cresciuti con noi. Chi come me è " diversamente giovane " forse ricorda i coni gelato da dieci lire: non erano conici ma piccoli e cilindrici; per venti lire se ne compravano due, si univano tra loro poi si sfilava il cono di sopra e veniva fuori un gelato di altezza ragguardevole. Oppure si tenevano " azzeccati" e si leccava il gelato in mezzo. Dentro c' era la maschera che si chiamava Ernesto: era un uomo che a noi sembrava anziano e forse non lo era; ci odiava e ci insultava. Eravamo chiassosi, supponenti, andavamo a cinema per fare " bordello"; poi più avanti negli anni era il luogo adatto per appartarsi e amoreggiare. Ernesto al chiasso che veniva dai nostri gruppi entrava e urlava: " Fetiente stateve quiete che ve ne caccio". Noi continuavamo e lui, dopo un po' ritornava dentro a urlare. Si fumava e tanto e questo era uno dei motivi della nostra frequentazione. Prima di entrare compravamo le Nazionali sfuse non a pacchetti oppure le Stop ( facevano molto adulto e a me veniva da vomitare), ce le dividevamo e le fumavamo mentre si vedeva o si faceva finta di vedere il film.
 
A volte c' erano degli uomini, contadini delle frazioni sopra Vico; venivano al primo spettacolo e andavano avanti fino a sera. In genere all' ultimo spettacolo conoscevano a memoria le battute del film e le anticipavano. Era bello anche andarci in autunno quando l' aria cominciava a farsi frizzante e si mettevano i pullover blu di lana ruvida quelli dei pescatori che furono di gran moda negli anni '60; per strada vendevano le caldarroste, faceva notte presto rispetto all' estate e i pochi rimasti delle varie comitive si univano in fuggevoli amicizie settembrine che l' anno dopo morivano come erano nate. Il cinema è rimasto aperto fino all' epoca dei nostri figli: Francesco e Stefano sui dieci anni avevano il permesso di andarci; se riuscivano a scappare senza che Paolo, molto più piccolo di loro, li vedesse, erano salvi. In caso contrario erano buoni, cedevano ai suoi capricci e lo portavano con loro. Paolo quasi sempre rovinava i loro pomeriggi perchè a un certo punto del film si annoiava e, senza dire niente, usciva. E loro, poveri, a corrergli dietro per riportarlo dentro. Poi il Cinema Aequa ha chiuso come chiudono quasi tutti: al suo posto c'è uno spazio vuoto dove costruiranno un parcheggio. Ho trovato questa vecchia foto in bianco e nero sulla bacheca di un amico e sono tornati i ricordi che, del resto, sono sempre in agguato; ma non era solo ieri?

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