II consigliere regionale: nei comuni perdite pesanti
Fonte: Adolfo Pappalardo da il Mattino
Esce fuori dal coro di chi parla di sostanziale vittoria del Pd a questo turno di amministrative. «Non credo sia il caso di esultare», dice l’ex capogruppo in Regione Peppe Russo guardando i risultati non confortanti con comuni dove il Pd, rispetto alle precedenti amministrative, perde anche 11 punti (vedi Portici) o si ferma, vedi Scafati, nel salernitano.
Russo lei come la vede?
«Non credo sia il caso di esultare. Anzi aspetterei per prudenza l’esito dei ballottaggi di Castellammare, Portici ed Afragola per tirare le somme. Non mi convincono le dichiarazioni avventate della prima ora di alcuni esponenti del Pd che tendono di esorcizzare una difficoltà di tenuta del partito abbastanza evidente ed assai vistosa in alcuni comuni».
A quali si riferisce?
«A molti, purtroppo. Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia nel napoletano. Scafati e Pontecagnano nel salernitano, Marcianise e gli altri due comuni del Casertano dove non arriviamo nemmeno al secondo turno. Ma anche ad Avellino città corriamo più di un rischio. Certo per come le cose si profilavano alla vigilia vi era la forte preoccupazione di un disastro ed anche se questo voto amministrativo sembra scongiurarlo eviterei giudizi azzardati».
Fuga dalla urne, fuga dai grillini che praticamente scompaiono. Cosa accade?
«L’aumento dell’astensionismo conferma che un processo di distacco e discredito non si attenua e anche se non prende altre forme, come il grillismo, è solo perché votare per i sindaci e per le persone in carne ed ossa è cosa molto diversa da un voto politico generale. Non a caso è proliferato il numero di liste civiche quasi a voler plasticamente ribadire che non si trattava di un voto politico in senso stretto. Ciò che queste elezioni invece confermano è un vuoto dei partiti quasi come se avessero avuto timore a dispiegarsi pienamente in campo».
Si riferisce anche ai pochi big in campo? Il Pd a differenza del Pdl non si è visto o si è visto poco.
«Tutti sono stati assenti. Ma il punto è un altro…».
Dica.
«A Napoli siamo ad oltre un anno dal congresso senza organismi di direzione ed in questa condizione di mutuazione democratica abbiamo affrontato le politiche e le recenti amministrative. Faccio questo rilievo non per emettere in discussione le scelte fatte m autonomia dai tenitori ma per rimarcare la mancanza di un valore aggiunto sul piano della strategia politica e programmatica. E, soprattutto, sulla presenza in campo di una riconosciuta leadership».
Come nome di peso non vede più nessuno in giro?
«E’ inutile girarci attorno: resta questa la questione irrisolta in Campania dal dopo Bassolino in poi. Un partito privo di memoria amministrativa e privo di personalità capaci di dare senso e peso al suo agire sia in Campania che a livello nazionale. E questi sono i risultati».
Cosa occorre allora per far ripartire il Pd?
«Credo sia ora di interrompere questo circolo vizioso e per farlo occorre che il partito faccia serenamente i conti con questa parte della sua storia senza abiure e senza salti nel vuoto. Non aver ancora sciolto questo nodo con maturità politica e senso critico ha sinora determinato la deformazione dei caratteri e dei contenuti di un suo ineludibile rinnovamento»
E per i ballottaggi?
«Abbiamo spesso drogato il dibattito con argomentazioni approssimative ed a volte fasulle mentre le occasioni di rilancio della nostra forza saranno consistenti solo se sapremo indicare vie di uscita da questa crisi e se avremo di nuovo nelle mani le chiavi del futuro. Una sinistra priva di queste condizioni è destinata solamente a perdere e a perdersi. Ma se ne riparlerà dopo i ballottaggi, a questo punto».
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