di Filomena Baratto
Sorrento - Lunedì sera al teatro Tasso di Sorrento si è tenuta l’anteprima della commedia “Il congresso degli arguti”, con sottotitolo “…ovvero sei sommi protagonisti nell’arte dei libelli”, su testo dell’autrice Anna Rita Cammerata ,con il Patrocinio morale del Comune di Vico Equense e l’Assessorato alle Politiche sociali. Il tutto a sostegno di una raccolta fondi per la creazione sul territorio vicano di una casa di accoglienza per donne maltrattate, progetto realizzato da Mena Caccioppoli e Marinella Cioffi.
E’ cominciata con leggero ritardo dovuto un po’ alla pioggia e forse a un insolito lunedì poco adatto al teatro.
In scena 6 teli rappresentanti le statue poste nei vari luoghi di Roma e ai loro piedi gli attori nei panni delle rispettive statue di: Pasquino, Madama Lucrezia, il Babuino, il Facchino, Marforio, l’Abate Luigi. Statue parlanti per il costume di appendere, nottetempo, al collo delle statue, fogli contenenti satire in versi a personaggi pubblici importanti. Per questo, ogni mattina, si provvedeva a rimuovere i fogli…ovviamente dopo che erano stati letti. L’atmosfera è stata quella giusta di una Roma papalina, e ci si aspettava di calarci in una storia del tempo, fatto che viene eluso se non accennato per interpretare una storia di oggi. Il tema è quello dei desideri, dell’amore, del sogno che paradossalmente diventa realtà, portato avanti dai discorsi delle statue parlanti.
I temi vengono lentamente sviluppati creando il pretesto o forse lasciando che si traducano in un colpo di fulmine tra una curatrice di beni culturali e un giramondo. Ci si chiede se esista o meno il colpo di fulmine e i protagonisti sulla scena dissertano, sin dall’inizio, sulla loro possibilità di espressione, fatto insolito per le statue, grazie alle satire poste su fogli ai loro piedi e all’aiuto che possono dare a chi si fida delle loro parole. Attraverso le pasquinate, ovvero le scritte apposte ai loro piedi, le statue puntualizzano gli eccessi di un sistema papale che concentra nelle sue mani tutti i poteri. (Famosa la citazione seicentesca risalente a quel periodo e riferita a papa Urbano VIII Barberino: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”, ciò che non fecero i barbari , lo fecero i Barberino.) Il fatto prende una brutta piega quando la restauratrice definisce le statue “pezzi di marmo”, quanto basta per chiamare in causa la Tramontana, vento pacificatore che raccoglie i desideri e li porta a destinazione. Così la storia si avvia a un epilogo positivo quando Claudia si pente di quanto detto e finalmente manifesta i suoi sentimenti a Paco.
Tra le statue famosa quella di Pasquino, molto probabilmente appartenuta a un gruppo che rappresenta Menelao che sostiene il corpo di Patroclo, dello scultore Antigonos e ritrovata nel 1501 durante gli scavi per la pavimentazione stradale e la ristrutturazione del Palazzo Orsini.
La storia è stata accompagnata dalla freschezza del canto e del ballo. Diverse le canzoni, della stessa autrice, cantate dagli attori, così come diverse le coreografie con un corpo di ballo che a volte ha tolto la scena agli attori per aver catturato l’attenzione.
Un tentativo di riprendere i vecchi fasti del teatro con la commedia musicale, che pone tutte le premesse per un suo grande ritorno. Splendida la performance di Madama Lucrezia interpretata da Giorgia Trasselli e Pasquino interpretato dall’ attore Piermaria Cecchini. Con loro gli attori Massimiliano Buzzanca nel ruolo di Marforio, Simone Sabani in quello di Facchino, Roberto Bagagli in Babuino, Maurizio Matteo Merli nell’abate Luigi. In scena anche Marina Ripa di Meana nel ruolo della Tramontana, Giulia Montanarini nel ruolo di Claudia e Daniele Antonini in quello di Paco. E’ mancato, forse, un ritmo più incalzante, un movimento maggiore sulla scena e nei dialoghi. Troppe pause hanno rallentato la tensione della storia così come l’epilogo troppo scontato ha disatteso conclusioni che invece potevano essere di grande respiro. Per due ore la scena è stata tenuta dalle statue che hanno dato voce a sentimenti e discorsi così come riflessioni sul tempo moderno. Il grande pregio della commedia è nella nascita di un nuovo musical facendoci ritornare al piacere della commedia ricca di arte e di contenuti che si era un po’ persa nel tempo.
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