di Anna Guarracino
Sant'Agnello - A molti il titolo “Parto e parto” potrebbe richiamare alla mente lo shakespeariano enigma “Essere o non essere”, ma non è la stessa cosa. Qui non c’è dilemma: trattasi di due realtà evidenti… evidenti agli occhi di chi sa cogliere l’essenziale.
“Parto e parto” è in sintesi l’essenza del presepe sapientemente ideato dal nostro parroco don Tonino, modellato dai suoi abili aiutanti ed esposto, sull’altare centrale, nella nostra chiesa della Natività di Maria Vergine, ai Colli di Fontanelle.
È un presepe insolito, tutto concentrato in una misera stalla, artisticamente architettata.
E fin qui nulla di strano: a tutto questo noi del paese siamo già preparati perché ormai da anni il parroco ci sorprende con l’originalità e la singolarità delle sue opere natalizie. Ma, ora, ciò che più ci ha colpito, oltre alla bellezza della rappresentazione della Natività del Bambino Gesù, è il messaggio sotteso all’opera che ci spinge ancor di più a riflettere sull’importanza dell’evento religioso più noto dell’anno, considerandolo però da una diversa prospettiva.
“Parto e parto” è inteso sia come voce del verbo partire sia come sostantivo ed entrambi ben si addicono alla descrizione del presepio dove i protagonisti, Maria e Giuseppe, sono spinti a partire da Nazareth a Betlemme per farsi registrare nel paese di origine di lui per il censimento, in osservanza all’editto di Augusto, ma, nel contempo, devono considerare il parto imminente: sono in attesa del loro primo figlio.
Ebbene nell’azione del partire per recarsi in altro luogo il nostro parroco ha voluto ricordare i profughi, ovvero coloro che, come Maria e Giuseppe, benché per ragioni diverse, sono costretti a lasciare il luogo di residenza per raggiungere altra meta.
Nel parto di Maria, in condizioni precarie, don Tonino ha voluto ricordare le persone che, come Maria e Giuseppe, vivono situazioni di disagio o addirittura si trovano in condizione di disabilità.
Così il parroco ha deciso di ricordare a tutti che il Natale è guardare oltre l’evento della nascita di Gesù per captarne il vero messaggio che è quello di considerare le difficili situazioni esistenziali dell’umanità, troppo spesso ignorate e/o trascurate, e intervenire.
È qui, in queste situazioni, che il vero cristiano occorre e soccorre.
Alla luce di questa considerazione trovano spiegazione i tanti simboli posti nel presepio: a destra, in primo piano, si nota una sedia per disabili e subito dietro una scala sulla quale si è appena arrampicato un naufrago per raggiungere il soppalco della stalla e trovare conforto alla sua stanchezza nel tepore della paglia sulla quale si è coricato, dopo aver steso i suoi panni bagnati sui pioli della stessa scala; a sinistra sono raggruppati i doni portati dai pastori a Gesù Bambino che in quella stalla, al pari del naufrago, ha trovato posto insieme ai suoi genitori: tra tanti omaggi molte giare di vino e tanto pane a simboleggiare il gran dono di sé che in futuro il Bambinello avrebbe fatto all’intera umanità; a poca distanza le stampelle a ricordare altre disabilità e, infine, al centro, domina la scena, adagiato in un misero salvagente, il Bambinello appena nato. Quasi un monito all’ignavo naufrago che, dormendo di sopra, è stato svegliato dal trambusto e ora guarda confuso lo scenario: vede sotto i suoi occhi il “Salvagente”, l’unico supporto che gli può garantire la sopravvivenza nel mare in tempesta della vita ma non ne è consapevole.
Dall’altare don Tonino ha precisato che la figura del naufrago rappresenta metaforicamente tutti noi e pertanto il messaggio valido per lui è indirizzato anche a noi: mai dobbiamo scoraggiarci nelle difficoltà della vita se, all’occorrenza, ci aggrappiamo con piena fiducia al nostro “Salvagente” ovvero a Gesù, l’unico capace di garantirci conforto e salvezza.
Questo e tant’altro si legge in questo artistico presepio che, rompendo i canoni della tradizione, ci ricorda il significato del Natale: non solo contemplazione del parto in sé ma anche invito ad agire, a partire per andare incontro alla gente in difficoltà e aiutarla.
Si, parto e parto e magari riparto… per approdare definitivamente al porto della salvezza.
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