La relazione dei tecnici dopo il crollo di domenica sera: «L'evento minaccia di estendersi verso il centro abitato»
Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino
Piano di Sorrento - Piccoli crolli si susseguivano da anni con preoccupante regolarità. Fino a quando, poco dopo le 23 di domenica, una parte consistente della parete del vallone Lavinola si è sbriciolata facendo crollare un tratto della strada di Ponte Orazio e isolando decine di famiglie. Un disastro annunciato che ha costretto il Comune di Piano a chiudere al traffico l'antica arteria di collegamento con Meta e che, nelle ultime ore, ha riacceso i riflettori sul vergognoso stato di degrado in cui versano i canyon della penisola sorrentina. A dare l'allarme sono stati i residenti, spaventati dal boato provocato dai massi di tufo che si sono staccati dal costone per poi precipitare nel sottostante vallone Lavinola. Fortunatamente, però, la frana non ha trascinato con sé persone o automobili in sosta. La situazione ha spinto il Comune di Piano a chiudere la via al traffico sbarrandola, in un primo momento, con transenne a monte e a valle del tratto di strada crollato. Nella mattinata di ieri, però, numerosi pedoni hanno ugualmente percorso la via di Ponte Grazio, tanto che in Municipio si sono visti costretti a impedire il transito alzando addirittura due muri. Per i residenti, quindi, si preannunciano settimane di passione.
Da tempo, infatti, anche la parte di strada compresa nel territorio di Meta è off-limits. «Sono anni che denunciamo il dissesto del vallone - attaccano i residenti e oggi ci ritroviamo isolati. Se dovessimo avere bisogno di un'ambulanza, come farà a raggiungere le nostre case?» A confermare come la situazione sia poco rassicurante sono i sopralluoghi effettuati ieri dai sindaci di Piano e di Meta insieme ai responsabili degli uffici tecnici comunali e ai funzionali del Genio Civile della Regione. «L'evento franoso rischia di estendersi verso il centro abitato», si legge nella relazione firmata dai primi cittadini che hanno già ipotizzato un intervento da un milione e mezzo di euro per mettere in sicurezza la zona. «Bisogna agire senza indugi attivando tutte le procedure ordinarie e straordinarie», incalza Vincenzo Iaccarino, sindaco di Piano che nell'estate 2016 ha ispezionato i valloni Lavinola e San Giuseppe per poi illustrare al governatore Vincenzo De Luca la necessità di un rapido intervento di bonifica. Anche per il consigliere regionale Alfonso Longobardi, ieri presente a un sopralluogo, «la frana conferma il rischio idrogeologico che affligge alcune aree della Campania e la massima urgenza di un intervento» da parte di Palazzo Santa Lucia. Se Lavinola piange, infatti, gli altri grandi canyon della penisola sorrentina non ridono. A giugno scorso, nel vallone di San Giuseppe, circa 50 metri cubi di pietre e terreno precipitarono da un'altezza di venti metri danneggiando la condotta fognaria sotto stante. Nel vallone dei Mulini di Sorrento, a gennaio 2015, una parte del costone crollò dopo il taglio di alcuni lecci secolari. E al dissesto idrogeologico si aggiungono gli scarichi killer: come denunciato a più riprese dal Wwf e dal fotoreporter Luigi De Pasquale, decine di abitazioni smistano i propri reflui nei canyon alimentando un fiume di melma che sfocia direttamente a mare. «Stiamo lavorando per individuare le risorse e redigere un progetto complessivo di risanamento dei valloni - spiega il consigliera regionale Enza Amato - Per quello di Lavinola servirà un intervento urgente di cui discuteremo subito m Regione».
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