mercoledì 26 aprile 2017
Quei primi Incontri del cinema tra star e dolce vita a Sorrento
Fonte: Antonio Fiore da Il Corriere del Mezzogiorno
Sorrento - Si apre stasera, con la festa per i 40 anni di carriera di Vincenzo Salemme, l'edizione 2017 degli Incontri internazionali del cinema di Sorrento: edizione particolarmente ricca di ospiti, anteprime, convegni e che concentrerà la sua attenzione «monografica» sulla commedia francese. È una scelta che ci riporta alle origini della manifestazione, nata nel 1964 da un'idea dell'allora presidente dell'Ept di Napoli Enzo Fiore: creare in Penisola la prima kermesse cinematografica del Sud di respiro internazionale, chiamando a raccolta star nostrane (Masina, Cardinale, Vitti, Gassman, Sordi, Tognazzi, Loren...) e di tutto il mondo (Ingrid Bergman, Liv Ullman, Michèle Morgan,..) ad accompagnare i loro nuovi film: dopo le prime due edizioni di «rodaggio», nel 1966 il direttore artistico Gianluigi Rondi optò infatti per la formula monografica. Una settimana interamente dedicata a una cinematografia straniera. E la scelta cadde proprio sulla Francia: straordinaria occasione che permise di mettere a confronto i maestri del cinema du papa con gli irriverenti protagonisti della Nouvelle Vague che stavano ormai scalzando i mostri sacri della generazione precedente.
Nelle stagioni successive la formula monografica fu applicata con crescente successo alla Gran Bretagna del Free Cinema e alla Svezia (non solo) bergmaniana, con retrospettive dedicate agli autori più noti e attenzione ai registi emergenti. Ma è l'edizione del 1969 a segnare il punto di svolta, quando le contingenze storielle fanno degli Incontri un luogo di confronto anche politico. Ospite di quell'anno era infatti il cinema cecoslovacco: appena un anno prima i carri armati sovietici avevano schiacciato la Primavera praghese, e in quel settembre sorrentino avemmo il singolare privilegio di assistere quasi in contemporanea alla nascita (impetuosa) e alla morte (prematura) di un movimento artistico-culturale di straordinaria energia rivoluzionaria. Basti dire che lo schermo del cinema Tasso fu l'unico al mondo su cui passarono le immagini di uccellini, orfani e pazzi: il capolavoro dell'iper-realismo magico firmato da Juro Jakubisko era stato nel frattempo sequestrato per motivi politici in patria prima ancora dell'uscita. Tornerà visibile solo venti anni dopo. La stagione successiva vide brillare su Sorrento le stelle degli Usa: non solo quelle hollywoodiane (in giro per Sorrento incontravi Vidor, Kazan, Huston, Stevens, Peckinpah) ma quelle del cinema indipendente: portò lì il suo film d'esordio (Who's that knocking at my door?) un timido capellone cinefilo, un certo Martin Scorsese. Accompagnato da un semi-sconosciuto sceneggiatore chiamato Francis Ford Coppola. Vennero poi gli anni del cinema ungherese, iugoslavo, scandinavo, sovietico, tedesco con l'exploit del '73 quando un ancora (da noi) ignoto Fassbinder scandalizzò il festival con le sue geniali provocazioni estetico-politiche. E gli Incontri seppero aprirsi anche a scenari extraeuropei: memorabile l'edizione dedicata al Canada, dove scoprimmo un talentuoso Godard québécoise come Jean-Pierre Lefebvre e ci stupimmo davanti a un genio dell'animazione come Norman McLaren. O l'anno dell'Oriente: dove, se non a Sorrento, avremmo potuto non solo vedere tutti i film di Kurosawa, ma - come ci capitò - rivolgere la parola al Tenno (l'Imperatore) in persona? Le maratone mattutine e i dibattiti notturni al Tasso, il red carpet serale all'Annida, gli incontri all'Excelsior o al Tramontano con Pasolini in occhiali scuri e giubbotto nero o Fassbinder in cappello e canottiera, le interminabili discussioni a tutte le ore del giorno e della notte con critici battaglieri (soprattutto quando si parlava di neorealismo tradito) come Camillo Marino... Quei primi quindici anni non furono solo l'inizio di una grande avventura che ancora oggi continua, ma un tentativo riuscito di sprovincializzazione culturale e di apertura al mondo.
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