di Filomena Baratto
Vico Equense - Da piccola, il posto più bello per leggere, per me, era alla stazione, davanti all’edicola. Sì, cominciavo a leggere tutti i titoli, mi incantavo davanti alle immagini dei personaggi televisivi, dei protagonisti di romanzi per ragazzi, ai cruciverba, ai giornaletti di Paperino e Topolino, riviste scientifiche, fotoromanzi, disegni da colorare, inserti a puntate, cartine geografiche… Quando avevo comprato i miei giornali, con tanto di broncio da parte di madre, per quello che le facevo spendere ogni volta che stavamo lì, mi sedevo e attendevo il treno che puntualmente non sentivo arrivare. Mia sorella doveva tirarmi facendo cadere i giornali e le penne che portavo in mano. Ma non importava, appena dentro, mi sedevo accanto al finestrino e continuavo la mia lettura, ridendo o piangendo in base alle emozioni che mi provocava. Mia madre mi guardava come fossi un fenomeno da baraccone, uscire con me non era piacevole, era come se non ci fossi, sempre immersa nella lettura, invece mia sorella, molto più loquace e insistente, le faceva mille domande. Ormai lei sapeva che scendere alla stazione di Vico significava comprare tanti giornali. Avevo tutto il tempo a disposizione mentre i pullman di linea partivano e anche nel pullman continuavo. La mia passione era girare intorno all’edicola di Teodoro, il giornalaio, il quale mi dava la possibilità di sfogliare prima di acquistare.
Mi piaceva l’odore di carta nuova, scivolare con le mani tra le pagine, facendo attenzione a non stropicciarle, altrimenti perdevo la sua fiducia. A volte leggevo le scritte dei fotoromanzi e ne cominciavo la lettura, altre volte ero attratta dai titoli, per esempio Grand Hotel, Sorrisi e Canzoni, Epoca, Confidenze, quest’ultimo credevo che contenesse i fatti di tante persone che si confessavano.
Poi una volta lo lessi a casa di mia zia, c’erano scritte storie che sembravano vere e mi chiedevo come facesse mia zia a trovare il tempo di leggere con tutto quello che faceva. Altre volte guardavo i giornali di uncinetto e di maglia, di ricamo, magari per prendere qualche modello. Era un’edicola assortita, aveva tutto, ogni giornale era lì. Così perdeva tempo con me sapendo che spendevo un bel po’ e non solo per questo, era attirato dalla mia curiosità nel cercare le cose e la mia chiarezza nel chiedergli determinati titoli. E allora con santa pazienza usciva dalla guardiola e girava intorno aiutandomi a prenderli o a cercare quelli che credeva andassero bene per me. Mi sforzavo di leggere anche i titoli dei quotidiani scritti a caratteri troppo piccoli. Non capivo come facessero a leggere cose del genere. A volte seduta facevo dei disegni ripresi dalle immagini che avevo di fronte sui giornali. Non avevo il tempo di guardare quello che mi accadeva intorno, ma solo giornali e carta su cui scrivere e disegnare. Per me prendere il treno e poter girare intorno all’edicola era una festa. Anche quando scendevo giù da casa di mia nonna, arrivavo da Teodoro come quando si va a prendere un premio: Topolino, Corriere e riviste. Anche oggi casa mia è sommersa dai giornali e non sono ben vista in famiglia per l’ abitudine di riempire di carta ogni angolo. I luoghi ricchi di edicole mi piacciono da morire, è come se portassero il mondo a noi con le sue notizie, la vita della gente, i fatti importanti. Senza edicole sparse per la città anche la lettura sembra non abbia senso. Ci sono sane abitudini che nel tempo ripagano, come acquistare i giornali e informarsi, sconoscere punti di vista diversi e magari dopo poter esprimere anche un proprio parere a riguardo. E chissà che la voglia di leggere non sia in parte merito anche di Teodoro. Se lo incontrassi per strada non lo riconoscerei, ma lo ricordo per com’era allora: riccioluto, rossiccio, grosso. Quando entro in qualsiasi edicola è come se mi aspettassi di vederlo per prendersi le monete dalle mie mani, contarle, sorridermi e salutarci, mentre stringo tra le braccia le mie letture preferite. Non solo la scuola è preposta a insegnare, a volte lo fanno anche persone che agiscono su di noi profondamente e senza rendersene conto. Teodoro aveva pazienza, mi prendeva in considerazione pur essendo piccola, mi metteva a mio agio e mi dava fiducia sempre un po’ in più per lasciarmi leggere quello che volevo. Sistemava con ordine i giornali, li metteva in bellavista, a volte sembrava anche burbero, girava e rigirava l’edicola ben fornita e si arrabbiava se qualcuno stropicciava i giornali. L’’edicola è una fonte dove sbrigliare la nostra curiosità, dove gli occhi si posano sulle immagini che più amiamo. Non riesco a immaginare un’estate senza giornali. Leggere quotidiani, riviste e libri è un modo per avere una mente sempre aperta e sono soldi ben spesi e una volta presa l’abitudine non possiamo più farne a meno. Si comprano tante sciocchezze, mentre a volte ci si fa i conti sui giornali. Un caffè e un giornale o un libro, altro che relax, se poi c’è un edicolante come Teodoro, la vita sorride a prima mattina…prima di andare a mare.
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