Nell'uninominale si prevede il testa a testa centrodestra-M5S: in gioco la governabilità
Fonte: Paolo Mainiero da Il Mattino
I sondaggi impazzano e le previsioni si disperdono. L'unica certezza, confermata da tutte le rivelazioni, è che il centrodestra è in vantaggio ma non tanto da assicurarsi una maggioranza parlamentare. Gli analisti sono divisi. C'è chi sostiene che difficilmente la coalizione potrà avere i numeri per governare, chi ritiene che il 37-38 per cento possa bastare per avere un'autonomia. Dove il centrodestra, oggi quotato intorno al 35, potrebbe fare il salto decisivo? Al Sud, è la risposta. Le recenti simulazioni dell'Istituto Ipsos per il Corriere della Sera dicono che l'alleanza Fi-Lega-Fdi-Noi con l'Italia farebbe il pienone al Nord (nella sola Lombardia vincerebbe 31 collegi su 35). Al centro, nel perimetro delle regioni rosse, cederebbe il passo al centrosinistra. Ma basta scendere un po' più giù, nel Lazio, per distanziare il M5s e soprattutto il Pd e i suoi alleati. Il problema, per Berlusconi, Salvini e Meloni è il Sud. Per due motivi: il primo è che nel Mezzogiorno la Lega è debole e quindi la coalizione è meno competitiva; il secondo è che il M5s è forte perché intercetta il voto di protesta di un elettorato, quello meridionale, tradizionalmente mobile. Dunque, la piena vittoria del centrodestra passa dal Sud, e in particolare da Sicilia e Campania, le regioni più popolose, quelle che assegnano il maggior nume ro di seggi nell'uninominale (20 e 33). Più collegi il centrodestra riuscirà a strappare ai grillini, più la maggioranza si avvicinerà. Facile a dirsi, più diffìcile a farsi, al punto che al Pd, dato per sicuro perdente, converrebbe paradossalmente tifare per i cinque stelle e scongiurare così il pericolo che il centrodestra possa vincere troppo.
Campania crocevia, dunque. Motivo per cui il centrodestra più che al fascino dei nomi vuole puntare alla sostanza, ovvero a candidati che siano in grado di fare la differenza. Da qui la decisione di riconfermare tutti gli uscenti e di schierare amministratori e consiglieri regionali e ex assessori radicati sui tenitori. Poi, ben vengano anche gli esterni. Tuttavia i nomi, e il ragionamento vale per tutti i partiti impegnati in queste ore a far quadrare il puzzle delle candidature, da soli potrebbero non bastare, e sarebbe comunque un errore ridurre la campagna elettorale a una caccia al voto. Si vince, o si perde, anche in base ai programmi, alla proposta che si intende mettere in campo per il Mezzogiorno. E su questo tema, un po'tutti i partiti sono finora stati gènerici, non andando oltre le infrastrutture che mancano, il turismo da rilanciare, il lavoro come priorità, le risorse da distribuire in modo più equo, le tasse da abbassare. Ma come, in che tempi, con quali fondi ottenere tutto ciò resta nel campo delle incognite. Che il Sud e la Campania possano essere decisivi deve essere per i partiti uno sprone a fare di più e meglio. Pensare invece di prendersi i voti del Mezzogiorno per vincere e poi scappare sarebbe il peggior viatico per chi si propone come forza di governo.
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