sabato 14 aprile 2018

“Lei ce l’ha la 104?” “No, perché, è grave?”

di Filomena Baratto

Vico Equense - Vi assicuro che non è una malattia, ma funziona come tale. Non si vede ma c’è. Senza germi, virus o batteri! Basta un piccolo sintomo, qualcosa di rotto, un padre e una madre a carico, tanto basta. E se poi state divorziando e non volete perdere il privilegio, perché magari la 104 ce l’ha la suocera o il suocero, vi conviene rientrare, se volete mantenere lo stesso standard. I vantaggi assicurati sono molti, come agevolazioni, detrazioni, indennità. Una volta per entrare nella pubblica amministrazione ci voleva il certificato di sana e “robusta” costituzione, oggi no, cioè ci vuole, ma non conta poi tanto se presento la 104 che mi vede con problemi di salute. Oggi la malattia incurabile è la 104, ce l’hanno tutti, e richiede un vaccino. Solo a sentirla, vengono i brividi! E poi sta sempre in mezzo. Ne senti parlare ad ogni ora. In famiglia si va a caccia di parenti a cui far attecchire il morbo. Cambiano le residenze, si allargano case per ospitare parenti, tutto in funzione della 104. E se poi, pace all’anima loro, lasciano questa vita, il problema si fa serio. Una volta era una malattia rara, col tempo è diventata epidemica. E’ un’escalation di casi sempre nuovi che fioccano come funghi. Un anno prima eri sano e l’anno dopo rientri nella 104 solo con la punta dell’alluce screpolato o un mignolo dove la falangetta non ti funziona bene.
 
Se fai parte della pubblica amministrazione, allora potrai chiedere i giorni che ti spettano in prossimità dei fine settimana, mese, prima di feste o ricorrenze importanti, che sono tra l’altro i giorni di picco dell’epidemia. E pazienza se poi nella stessa giornata mancano dieci persone e chi resta deve assolvere a tutte le incombenze. In quei giorni la vita è difficile, le pratiche si fermano, tutto si rimanda a date successive, quando, probabilmente saranno tutti presenti, sempre che non si assenteranno altri con la stessa patologia. Tutto funziona a singhiozzo, un giorno sì e uno no, e la 104 colpisce sempre. E poi vuoi mettere? E’ vero che la Fornero ci ha fregati con la pensione, ma sapeva di colpire i pochi sani, mentre i malati, quelli con la 104, andranno via in anticipo. Sono una sopravvissuta alla malattia, senza un giorno di festa, un’agevolazione, una detrazione, un sonnellino più lungo a fine settimana o fine mese, senza scalare graduatorie. Per me la sveglia suona sempre alle 6.30, i miei orari sono completi, non metto in difficoltà nessuno e il mio lavoro lo faccio proprio io. E pazienza se la lavagna mi è finita sulla falange creandomi problemi a un dito, o la bronchite è ricorrente per il freddo o il caldo delle aule in cui sono passata in trent’anni di lavoro, se con mia madre ammalata non ho avuto tempo di pensare alla 104, così mio padre. Ho resistito, anzi chi ce l’ha, pensa che io sia una stupida, forse sprovveduta trovandomi senza malattia. E allora quando mi fanno la domanda: ”Ma tu non hai la 104?” come se fosse la panacea e risoluzione di tutti i problemi, cosa devo intendere? Che sono un’aliena? L’epidemia scatta per attutire, sanare, salvare, rientrare, scavalcare. Ma come ci si ammala? Non è dato conoscere i campi di contaminazione dove la si può prendere. Se avviene per uno spiffero forte, una folata di vento, un’indigestione, un virus che giunge da lontano, un batterio resistente. Eh no! Però fioccano come i ponfi della rosolia. Ora dico, dal momento che i pochi “fessi” che non hanno la 104, così vengono ritenuti i sani dai malati, sono anime perse in questo mare magnum di contaminati, non avrebbero diritto a qualche riconoscimento di qualsivoglia natura, per la resistenza e la capacità che hanno nel portare avanti il lavoro? Non spetterebbe un bonus se non altro per la sana e robusta costituzione che li vede sul campo di battaglia tutte le mattine senza privilegi? A meno che non si voglia cercare di diffondere la malattia a tutti, magari studiandone bene i modi per farla attecchire. O ancora, per la par condicio, sarebbe bene che si studiasse la genetica dei sani e come mai resistano e trovare un antidoto che prevenga la malattia. Eppure anche tra i sani c’è un genitore claudicante, un altro diabetico, un altro cardiopatico, voglio dire il virus veicola, ma è isolato. Altrimenti, come ultima analisi, che tutti siano trattati alla stessa stregua, evitando così discriminazioni di genere, di razza e di malattia. Perché se così non fosse devo credere che queste malattie vengano sviluppate ad hoc, le cosiddette di laboratorio, per accontentare e assistere i furbi e credere che i “fessi”, per il fatto di non ammalarsi, siano lavoratori di serie b. Un controsenso per chi svolge il proprio lavoro con criterio, scrupolo e responsabilità e un premio per gli astuti. Della serie il danno e la beffa!

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