mercoledì 20 giugno 2018

Balneabile o non balneabile. L'eterno dilemma del Golfo

Fonte: Carlo Franco da Il Corriere del Mezzogiorno

Il nuovo allarme sul mare sporco è stato registrato dal Corriere del Mezzogiorno domenica scorsa. Lo ha fatto in maniera puntuale Fabrizio Geremicca, con un articolo che ha provocato una reazione di incredulità comprensibile a livello emotivo, perché i napoletani, almeno i più creduloni, ritenevano di essersi lasciato alle spalle il problema del mare-immondezzaio. Ma difficilmente condivisibile sul piano razionale. Anzi, sotto questo aspetto, è preoccupante. Perché è di pancia e può innescare una reazione condannabile come la prima: l'entusiasmo non era giustificato, insomma, ma anche il suo contrario è eccessivo. Mai come m questo caso in medio stat virtus. Non scopriamo niente di nuovo: Napoli vive perennemente tra realtà e utopia. Nel nostro caso, ad esempio, sarebbe stato sufficiente evitare gli annunci mirabolanti che qualche mese fa avevano indotto all'errore. Ne citiamo due, i più sintomatici: in primo luogo il boom delle bandiere blu che certificano la purezza del mare e l'efficienza dei servizi; in Campania sono passate da 13 a 18 con il benvenuto ad altri due comuni, Sorrento e Piano dopo Massa Lubrense che ha tutti i numeri in regola, che la promozione la meritano ma con molti da recuperare per i problemi derivanti dalla mancata separazione delle acque pluviali da quelle fognarie. L'altro annuncio, ancora più strillato del primo, ha riguardato il lungomare napoletano: è tutto balneabile, correte, Napoli è una sorta di paradiso marino. Che in parte è vero ma in parte no perché i servizi non sono assolutamente all'altezza di reggere l'urto di una invasione di massa.
 
Come è accaduto con il boom turistico innescato dalla geniale e innovativa politica di gestione dei beni culturali introdotta dai nuovi direttori dei musei: i turisti sono aumentati oltre il "troppo pieno" di una città che ha modeste strutture di accoglienza ma tutt'intorno i Decumani sono scoppiati ed è aumentata la pratica dell'abusivismo a tutti i livelli, parcheggiatori in primis. Ma torniamo al discorso iniziale. Il titolo è facile: il mare, come sempre, non bagna Napoli. Per il sottotitolo c'è l'imbarazzo della scelta, ma crediamo che uno rappresenti la sintesi ideale: il mare si salva quando la rete fognaria sarà completata. E sarà superata la vergogna delle cosiddette fogne miste che mettono insieme acque chiare e nere. Ad un calcolo benevolo, sostiene l'esperto Nicola Migliaccio, oggi siamo al 60%: o si migliora o si affonda. Tirati giù anche dalle pesantissime multe che ci impone l'Europa. Il Comune più virtuoso, non sembra vero, è Torre Annunziata che tocca l'8o% ma la virtù annega in un mare di brutture. Dovunque, poi, si sconta la colpa di una pessima manutenzione di condotti e vasche con la conseguenza di una quota mortificante di scarichi a mare di acque nere. Questo non significa che la situazione non sia migliorata, le cose vanno meglio, e l'Arpac lo ha sottolineato, ma Comuni e Regione devono fare la loro parte e con loro devono farla i cittadini che, invece, hanno comportamenti da quarto mondo. Le situazioni più compromesse le troviamo nel territorio del famigerato alveo Pollena a San Giovanni, ma più avanti le cose non vanno meglio per i problemi irrisolti del Sarno che si ripercuotono sul lungomare di Castellammare offuscandone la bellezza. Nell'elenco dei buchi neri, infine, c'è anche - e non poteva mancare - Bagnoli e lì, come sappiamo, le cose vanno anche peggio perché si aggiungono le disgrazie antiche come l'affondamento di una nave che trasportava bitume e ha irreversibilmente inquinato il mare e la sabbia. E qui mettiamo punto.

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