di Filomena Baratto
Vico Equense - Le stagioni si rincorrono: l’estate non finisce che già ritorna. Ed eccoci catapultati in quella nuova, impreparati. Il mese di giugno è quasi passato, resta ancora qualche giorno e poi ci troveremo a luglio. E’ un insolito giugno con aria fresca, pioggia e sole, come un bambino capriccioso che somiglia più a marzo o all’autunno. Giornate fresche e piovose o afose in modo strano. E intanto ritorniamo col pensiero alla scorsa estate quando gli incendi hanno devastato la montagna, togliendoci la serenità. Questo giugno, memore di quanto accaduto, sembra volerci preservare dalla paura e dal brutto ricordo. E poi ancora il mare! Nel giro di 5 giorni l’Arpac ci ha presentato due bollettini del nostro mare di cui nel primo si vieta la balneazione a uno stabilimento balneare e in quello successivo lo riabilitata. Risultati contraddittori in pochi giorni, destando qualche perplessità . Ma l’Arpac può anche evitare questo sovraccarico di lavoro, tanto chi va per mare non ha bisogno di leggere i prelievi, ha occhi per guardare il colore dell’acqua e notare l’agonia del nostro mare anche con un depuratore, segno che le infrazioni sono di gran lunga superiori ai limiti fissati. Così l’aria fresca ci mantiene in stand by, ci evita mugugni, insofferenze, malumori. Anche la terra soffre in questo giugno umido e strano buttando giù i frutti, facendone cibo per uccelli. E poi in estate ci ricordiamo della plastica che invade gli Oceani, dell’inquinamento, del traffico, dell’ozono, delle specie da salvare, delle città invivibili, del verde che si assottiglia, della spazzatura, della mancanza d’acqua.
Ci restano i colori, quelli delle nuvole, del cielo, degli alberi. Regnano sovrani i nuovi verdi delle giovani foglie, delle folte boscaglie che, anche a occhio nudo, si notano come un manto lungo le colline. Tutto è pronto per l’estate cominciata in tono minore. E così continuiamo da giorni a dare la colpa alla cervicale, all’ipocondria, all’insonnia, all’umidità, a quel refolo di vento che ci inganna e ci fa ammalare. Giugno quest’anno è guardingo, lento, quasi non vuole svolgere il suo ruolo. Procede in modo svogliato, preoccupato dei soliti temi di tutte le estati. Ed è preoccupato per vedere accorciare in futuro le nostre estati. Anche il tempo si rivolta contro di noi, inguaribili menefreghisti che non curiamo la Terra e la lasciamo morire sotto i nostri occhi. Dovremmo acquisire una mentalità ecologica e andare dall’ecologo come dal medico a prescrivere le medicine per farla guarire. Perché se non guarirà potremmo anche non avere più le nostre belle estati. E che vita sarebbe se le nostre stagioni subissero profondi cambiamenti? Dipendiamo dalla natura più di quanto immaginiamo. Se un cielo nuvoloso ci porta l’emicrania, l’aria inquinata, le allergie, il sole malato, brutte scottature, la plastica nutre anche noi oltre ai pesci, come potremmo credere di vivere la nostra vita non curanti di questi fenomeni? E’ ora di aprire gli occhi se non vogliamo sconvolgimenti alle nostre stagioni e a noi che dipendiamo da quanto accade al nostro ambiente.
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