Vico Equense - L’opposizione di Vico Equense lancia la battaglia politica sul Puad (Piano di utilizzazione del demanio marittimo), lo strumento che regolamenta e disciplina l’utilizzazione delle aree del demanio di 60 comuni costieri. Le osservazioni al piano vanno proposte alla regione Campania entro il 6 marzo, e la minoranza fa fronte comune chiedendo un consiglio comunale ai sensi del regolamento, vista la latitanza della maggioranza sull’argomento. “Crediamo che questo sia un tema sentito, serio ed importante per la Città di Vico Equense" spiega l'opposizione. Nodo centrale del Piano è la previsione di una percentuale del 30% riservata alle spiagge libere che, secondo i tecnici regionali, rappresenta un buon compromesso tra le esigenze dei concessionari e la pubblica fruibilità. Tesi sposata dallo stesso governatore che ha sottolineato quanto sarà arduo in molti comuni rispettare tale percentuale per le conformazioni morfologiche del territorio e le preesistenti concessioni. Non la pensano così le associazioni locali guardando ad altre realtà come la Puglia, dove la percentuale è del 60%. Monta la protesta soprattutto considerando rincari ed aumenti che già mettono in ginocchio le famiglie. Ma i Comuni campani e le associazioni di categoria possono inviare osservazioni. Alcuni già lavorano su questo, contestando in primis la bassa percentuale riservata alle spiagge libere e gratuite. “Il Piano consolida gli squilibri esistenti in Campania – spiega il CoNaMaL (Coordinamento Nazionale Mare Libero per la Campania) - dove il 67% di spiagge è in concessione esclusiva a privati che le gestiscono in molti casi contra legem nel silenzio delle istituzioni preposte, con ostacoli alla pubblica accessibilità, barriere, mura, cancelli, recinzioni e buttafuori. Un furto in danno dei cittadini, cui è sottratta la possibilità di vivere pienamente il rapporto con il mare, luogo di libertà, salute e bellezza, a causa di chi ha gestito fino ad ora il demanio pubblico come fosse un qualsiasi luogo privato ergendosi a padrone illegittimo delle spiagge ed ignorando la natura collettiva del demanio marittimo e del mare quale bene comune. E’ necessario ristabilire il corretto ordine di priorità tra gli interessi in gioco”.
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