sabato 20 aprile 2024

Inflazione record. Il turismo (accattone) dei rincari

di Emanuele Imperiali - Il Corriere del Mezzogiorno

L'inflazione abbassa la testa in Europa e in gran parte d'Italia. Ma non in Campania dove il costo della vita si muove in contro tendenza. Un aumento dell'1,9%, secondo l'Istat, a fine marzo di quest'anno. E Napoli tra le grandi aree metropolitane fa ancora peggio, +2,5% registra l'Istituto di Statistica, in buona, anzi in pessima compagnia, con la turistica Rimini. Giustamente Paolo Grassi, sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, lo segnala dall'inizio del 2024, da quando il trend ascensionale del costo della vita nel capoluogo e nell'intera regione non si è più fermato né invertito. L'aspetto che colpisce maggiormente è che Napoli non è certo la città più ricca d'Italia, tutt'altro, e nell'ultimo periodo è anche quella maggiormente colpita dall'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, come denunzia Assoutenti. Ora, certamente il carrello della spesa influisce non poco sui tassi d'inflazione, ma, c'è da chiedersi, come mai non accade nelle altre grandi città italiane? È mai possibile che a Milano abbia effetti meno penalizzanti che nel capoluogo campano? Indubbiamente il prezzo della benzina, e più in generale dei carburanti, sta aumentando, complici le troppe guerre in giro per il mondo. Ma anche in questo caso non è riscontrabile una specificità locale.

 

Così come la scelta della Banca Centrale Europea di non ridurre ancora il troppo elevato costo del denaro ha la sua parte non secondaria di responsabilità. Ma anche per questa componente non è spiegabile alcuna tipicità partenopea.Analizzando più nello specifico i prodotti standard che caratterizzano il carrello della spesa, a cominciare dai generi alimentari, a Napoli indubbiamente il costo medio di un chilo di pane è aumentato di quasi il 24%, della pasta del 17%, del'olio extravergine di oliva addirittura del 100%. Ma la tendenza è analoga in altre grandi aree metropolitane del Bel Paese, al Sud, al Centro e al Nord. E, allora perché i cittadini campani e partenopei sono costretti a fare quotidianamente i conti con questa che non è ancora una fiammata del carovita ma poco ci manca? Quest'inflazione di ritorno è anche la conseguenza di un'economia locale drogata soprattutto da quel turismo accattone che sta prendendo piede in città. Composto da un fiorire incontrollato di bed and breakfast senza regole e dal contestuale abnorme incremento di luoghi dello street food, pizzetterie, luoghi del cibo da asporto, baretti dove i giovani sostano fino a tarda ora, contribuendo a quella movida notturna che ormai caratterizza la maggior parte delle piazze e delle vie cittadine del centro e della periferia. Attività che non hanno nulla a che vedere con l'antica tradizione culinaria napoletana, dove si cucinano, spandendo odori in lungo e in largo non sempre piacevoli, cibi etnici, e fin qui potrebbe ancora valere la pena, o, peggio, cotti alla bell'e meglio, giocando sul fatto che i ragazzi e le ragazze sono interessati soprattutto a bere alcolici di varia natura. Il Comune retto da Gaetano Manfredi ha dichiarato guerra a questo turismo d'accatto. Ma finora grandi risultati in questa direzione non se ne sono visti. L'economista Adriano Giannola, presidente Svimez, lo definisce «turismo molecolare che la invade», privo di alcuna programmazione, preparazione e professionalità. Che il più delle volte ha come obiettivo primario eludere ogni regola e controllo. Come spiegare altrimenti il fatto che la maggior parte di tali bed and breakfast pratica prezzi differenziati per l'utenza straniera da quella italiana, applicando alla prima costi per l'affitto di una stanza più elevati e non di poco? Offrendo servizi scadenti, quando non pessimi? Soprattutto nei week end, durante l'estate e le festività, complice il fatto che in città non si trova un buco dove dormire, e chi viene dall'estero a visitarne le bellezze è disposto a pagare anche più di 100 euro a notte una stanza, magari in un vecchio basso trasformato all'occasione. E così si innesca una perversa spirale inflazionistica. Cosa abbia a che vedere questo con un organico progetto di sviluppo che non entri in crisi non appena cala un po' la domanda turistica, non si sa. La città sarà pure sold out, ma purtroppo il vecchio adagio «prendi i soldi e scappa» che troppi napoletani, ritenendosi più furbi degli altri, hanno assunto a modello di vita, non porta lontano. E arreca solo un danno d'immagine alla nostra Napoli.

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