giovedì 30 maggio 2024

Vico Equense. Diventa un deposito di materiali edili la villa da salvare

Non c'è pace per i resti dell'edificio di epoca romana sulla spiaggia del Pezzolo. Reti accatastate, l'ultimo scandalo

di Fabrizio Geremicca - Il Corriere del Mezzogiorno

Vico Equense - Abbattuta la recinzione che delimitava lo spazio dove c'è rischio che cadano pietre e terreno, la villa romana di epoca tardo repubblicana sulla spiaggia dei Pezzolo, nel comune di Vico Equense, diventa ora un deposito di materiale di cantiere. C'è una nuova e sconfortante novità e si aggiunge alla lunga storia di negligenze, trascuratezza, incapacità di valorizzare un bene culturale da parte degli amministratori e di tutelarlo da parte di chi avrebbe il compito istituzionale di occuparsene. Sono stati martedì alcuni bagnanti a fotografare il nastro arancione adagiato e ripiegato all'interno di quel che resta delle mura dell'edificio che fu realizzato più di 2000 anni fa, poi seppellito dalle ceneri della eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e ricostruito alcuni decenni più tardi. Ieri la situazione non era cambiata: il nastro era ancora li e l'area teoricamente interdetta era liberamente transitabile da chiunque. Non si notavano avvisi di pericolo. Ad inizio marzo, dopo che il Corriere del Mezzogiorno aveva documentato l'ennesimo cedimento di pezzi delle mura dell'antica villa, determinato dalle precarie condizioni del terreno che la sovrasta, il Comune aveva emanato finalmente una ordinanza per la messa in sicurezza dell'area, con interdizione del transito nell'immediata prossimità del ruderi. Aveva però sbagliato destinatario, perché il provvedimento era stato indirizzato all'ex consigliere regionale Flora Beneduce ed ai suoi figli, che posseggono sì alcuni beni in quella zona, ma non la particella sulla quale insiste la villa romana.


Era stata poi emanata una seconda ordinanza, questa volta indirizzata ai giusti destinatari. Nel corso degli ultimi anni una serie di smottamenti e cedimento di terreno ha di fatto cancellato quasi del tutto la memoria di un bene sul quale svolse studi ed al quale dedicò alcuni schizzi e disegni il celebre archeologo Maiuri. Una storia amara, insomma. che peraltro racconta molto bene anche il destino più generale di un ex borgo dei pescatori, la Marina di Seiano, dove sono proliferati bar e locali per una movida caotica, dove gli spazi di arenile non in concessione si sono ridotti drasticamente anno dopo anno e dove alcune iniziative edilizie, anche recenti, per quanto autorizzate ed in regola con i permessi, hanno un impatto evidente sul paesaggio.

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