Vico Equense - La passerella della discordia sulla spiaggia del Pezzolo alla marina di Aequa è un argomento che sta suscitando polemiche. Da un lato, c'è l’Amministrazione comunale che sostiene che la passerella pubblica in legno rimovibile della larghezza di un metro e mezzo possa migliorare l'accessibilità al mare e valorizzare l’area. “Un accesso sicuro e confortevole anche a persone con ridotta capacità motoria per il raggiungimento della più ampia porzione di arenile comunale libero attrezzato” si legge nella delibera comunale. Dall'altro, ci sono preoccupazioni a riguardo. “Sempre più spesso, dietro il paravento delle “riqualificazioni” spacciate per iniziative di interesse pubblico, si celano interventi cuciti su misura per agevolare interessi privati – il commento di Rosario Lotito, presidente del comitato tutela salute pubblica Penisola Sorrentina -. Spazi pubblici e demaniali — cioè suolo che appartiene a tutti i cittadini — vengono trasformati in terreno fertile per operazioni di marketing e promozione economica, spesso a beneficio di pochi e con scarsa o nulla utilità reale per la collettività.” Le opinioni sono spesso divise tra coloro che vedono la passerella come un'opportunità di sviluppo e quelli che temono per la tutela dell'ambiente costiero. La questione solleva interrogativi su come bilanciare il progresso con la conservazione. “L’intervento proposto rappresenta una concreta iniziativa di valorizzazione del territorio e dei beni culturali e storici” sostiene l’Amministrazione comunale, che aggiunge: “senza alcun onere economico per l’Ente e con un impatto positivo sia in termini ambientali che di servizi resi alla collettività.”
“Ma davvero possiamo ancora accettare che si continui a chiamare “interesse pubblico” ciò che, nella sostanza – replica Lotito -, configura l’appropriazione sistematica del bene comune a favore di soggetti privati?” La passerella sarebbe realizzata da un privato, che si accollerebbe le spese tecniche per la progettazione, la relativa manutenzione e pulizia continuativa per l’anno in corso per una durata minima di quattro anni. “Ciò che preoccupa non è solo il merito dell’intervento, ma il metodo: decisioni rapide, nessun confronto pubblico, nessuna reale valutazione d’impatto sulla comunità, nessuna trasparenza nel rapporto tra pubblico e privato” conclude Lotito.
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