D’Alema, per esempio, non l’ho mai visto alzare lo sguardo in mezz’ora: tutto il tempo attaccato al Sole 24 ore, con gli occhialetti sul naso, in prima fila naturalmente. Gli altri parlavano, la platea applaudiva o fischiava, e lui continuava a leggere. Roba che se avessi presieduto io l’assemblea, avrei chiesto al signore con i baffetti di alzarsi e andarsene, se era così poco interessato, se non altro per educazione. La Madia invece è arrivata alle undici e mezza e si è messa all’ultimo posto in fondo, e un po’ parlava al telefonino un po’ leggeva l’Unità. La Binetti era seduta a mezza sala, e digitava lentamente su un Blackberry. Sircana se ne stava tutto solo sulla destra, più livido che mai, con la bocca mezza aperta. Fassino si stirava spesso. Bassolino parlava con quello di dietro. Scalfarotto e Adinolfi sempre in piedi a passeggiare. Sul palco, Franceschini teneva la faccia voltata a novanta gradi verso l’oratore di turno, però parlava al cellulare come Cassano, proteggendosi sempre le labbra con l’altra mano, sia mai qualcuno scoprisse le frasi storiche che riservava al suo interlocutore. Fuori, un tipo distribuiva Europa gratis dicendo: “che, lo voi er giornaletto?”. Comunque la sala era piena - e solo Dio sa quanto i telefonatori compulsivi dentro la Fiera rappresentassero davvero il popolo del Pd che stava fuori, quello che ha fatto arrivare Franceschini ultimo o penultimo nei vari sondaggi dei giorni scorsi. Ora il Pd ha uno che crede di fare il segretario, anche se lo chiamano l’autoreggente. Dice che va a giurare sulla Costituzione, vaneggia di far fuori l’establishment di notabili che lo ha imposto, forse si è già montato la testa. Ma non è nemmeno il caso di infierire, tempo di arrivare alle europee e di questo Romolo Augustolo non sentiremo parlare più. (Piovono Rane)
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