Gli impianti erano inadeguati ma tanti, troppi, sapevano. E se necessario, ritoccavano le regole. Così, secondo la Procura di Napoli, tonnellate di rifiuti liquidi sarebbero state scaricate in mare dai depuratori almeno fino al dicembre 2007. E ora, dopo la svolta nelle indagini, le associazioni preparano la class action. «Con l’emergenza del 2009 abbiamo perso 4 mila posti di lavoro – dice Mario Morra, presidente regionale del sindacato italiano balneari – speriamo che la magistratura faccia chiarezza. Rispettiamo la presunzione d’innocenza, ma siamo pronti a costituirci parte civile al processo e a promuovere Campania, gli stabilimenti balneari mobilitati per chiederei danni Class action per i rifiuti in mare i pm: Bassolino sapeva tutto una class action per il risarcimento dei danni». In campo anche Wwf e Lagambiente. E si muove l’associazione Avvocati del mare, guidata da Gaetano Montefusco, che dice: «Gli obiettivi sono due: preparare l’azione popolare per la costituzione di parte civile dei comuni del litorale e chiedere il risarcimento del danno anche per i bagnanti». Nell’inchiesta di Finanza e Noe coordinata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo con il procuratore aggiunto Aldo De Chiara sono state arrestate 14 persone. Domani il via agli interrogatori. Ai domiciliari, per frode in pubbliche forniture, figura fra gli altri l’ex vice di Bertolaso Marta Di Gennaro, da ottobre in pensione. «Dimostreremo la sua estraneità alle contestazioni», afferma l’avvocato Paolo Giammarioli. E ai domiciliari c’è anche il prefetto Corrado Catenacci che si è sfogato con l’avvocato Ettore Stravino: «Mi sono sempre comportato da servitore dello Stato». E’ indagato, ma nei suoi confronti non sono stati chiesti provvedimenti restrittivi, l’ex governatore Antonio Bassolino: «Era sempre bene a conoscenza della inadeguatezza degli impianti e degli illeciti», accusa il pm. «Sono sereno, ho fiducia nei magistrati», la replica. (di d.d.p. da la Repubblica)
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