Fonte: Pietro Treccagnoli da il Mattino
Berardo Impegno ha attraversato la storia della sinistra napoletana degli ultimi decenni. Pci, Pds, Ds, Pd. Tanta politica ai vertici, qualche processo e relative assoluzioni. Sull’inchiesta per il pasticcio-primarie è chiaro: «Episodio gravissimo che scotta un’organizzazione già stata ferita dalla sconfitta elettorale». E quindi? «Serve una riflessione sul partito, sul reclutamento e sui comportamenti singoli e collettivi». È una vita che si ascoltano risposte del genere. «Sarò più netto: la riflessione non la deve fare la mia generazione e neanche quella successiva». E lei la vede questa terza generazione? «Faccio fatica, ma sarebbe meglio se si facessero vedere loro. Non invoco nessuna rottamazione, ma la sostituzione di una nuova politica a quella vecchia e logora. La mia generazione non deve scomparire, deve mettersi ai lati. Però questa nuova generazione è afona». Ridotti ai minimi termini dopo aver governato quasi un ventennio. Non è che state riflettendo troppo? «La riflessione è cominciata con il commissariamento. Mentre si aspetta il lavoro della magistratura, bisogna lavorare su tre punti: azzerare il tesseramento, un nuovo regolamento per le primarie con un albo degli elettori per aver il tempo di verificare se ci sono rischi di voto inquinato e un’assemblea programatica sui progetti e non sugli uomini. Serve discontinuità verso i partiti che sono confluiti nel Pd: gli ex-Pci e gli ex-Dc».
Ma alle primarie si sono sfidati tre ex-Pd e un Sel. «Sì, ma in entrambe le squadre maggiori, quella di Andrea Cozzolino e quella di Umberto Ranieri, c’erano molti ex-Dc. Ma cosa cambia? Dobbiamo smetterla di pensare che c’è una sinistra antropologicamente superiore. La diversità non c’è mai stata. Non ho nostalgia del passato, ho molta amarezza per il presente e rischio di diventare pessimista per il futuro». La sfida delle primarie è stata letta come una resa del conti delle anime storiche del Pd napoletano: gli ingraiani e i miglioristi. «Proprio così. Una resa dei conti politica, personale e psicologica». E hanno perso tutti. Come si è arrivati allo sfascio? «C’è stato un progressivo indebolimento della compagine amministrativa. Ci si è adagiati nella gestione del quotidiano, esponendosi anche (ma non solo) ad affarismo e clientele. E poi la nascita del Pd non è stato altro che la somma di una parte della Dc e una parte del Pci». Una somma di difetti. «Esatto. E le primarie hanno mostrato gli errori, i limiti e i disastri degli ultimi vent’anni». Questi vent’anni hanno un nome e un cognome: Antonio Bassolino. «A lui vanno i maggiori meriti, compreso quello di aver resistito per vent’anni. Ma Bassolino si deve accollare anche le maggiori responsabilità dell’attuale situazione». Cozzolino è stato il suo delfino. «Povero Cozzolino non riuscirà mai a essere autonomo da Bassolino. Il suo presente e il suo futuro sono legati all’ex sindaco e all’ex govematore». Bassolino è stato come Saturno che mangiava i suoi figli? «Più come Sansone, che ha ucciso tutti, non solo i filistei. Certo, come Saturno, i padri possono mangiare i figli. Ma ci sono anche i figli che insieme uccidono i padri». E lei li vede? «Vedo solo capicorrenti»
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