martedì 12 marzo 2013

Tuffi killer dall’ecomostro di Alimuri: verdetto vicino per i sindaci indagati

Vico Equense - Il quotidiano Metropolis oggi in edicola, dedica un’intera pagina al mostro di Alimuri. Da ecomostro da abbattere a trampolino di lancio per gare di tuffi ad alto rischio, tra chi s’inerpica più in alto tra le fatiscenti strutture dello scheletro dell’albergo mai costruito. E’ il primo luglio 2009. Fa caldo. Tante famiglie a mare. Come Luciano Savarese, giunto al borgo con una comitiva di amici. All’improvviso decide di salire sull’ecomostro. Poi il dramma. Il solaio cede. Il volo è di 12 metri. Si procura ferite gravi e una frattura. Un caso su cui ha indagato a fondo la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e per il quale furono iscritti nel registro degli indagati i sindaci di Vico Equense e Meta, Gennaro Cinque e Paolo Trapani. L’ipotesi di reato? Lesioni colpose. Stesso discorso per l’amministratrice della società proprietaria dell’albergo-fantasma di Meta. Giovedì mattina si terrà l’udienza dinanzi al gip del Tribunale oplontino per definire quella che potrebbe essere l’ultima puntata della querelle: il pm titolare dell’inchiesta ha chiesto l’archiviazione per i tre indagati mentre i legali di Savarese sono contrari e vogliono la riapertura delle indagini. L’Alimuri è inserito nella lista degli «eco-mostri” italiani messa a punto dal ministero dell’ambiente dopo che per anni i cittadini e gli ambientalisti ne hanno invocato l’abbattimento. La vicenda dell’Alimuri è piuttosto complicata. La struttura godeva di una licenza rilasciata a metà anni ‘60 per la costruzione di un albergo di cento vani. Ad impedire l’ultimazione dei lavori era stato l’alto rischio di dissesto del costone. Per questo una legge del governo di centrosinistra aveva previsto la demolizione anche per quegli ecomostri, come quello dell’Alimuri, che si trovassero «formalmente» in una situazione ineccepibile. Poi è tornato alla ribalta grazie ad un accordo stipulato anni fa dall’ex ministro Rutelli, la Regione Campania, la Provincia di Napoli e il Comune di Vico Equense. Quel patto aveva stabilito costi, tempi e modalità per demolire il rudere di albergo bloccato nel 1971 dalla Soprintendenza. Che però resta ancora lì, a strapiombo sul mare.

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