È l’uomo che vegliava la piantagione di cannabis seduto su un albero a strapiombo sul Golfo
Fonte: Rosa Benigno da Il Giornale di Napoli
Castellammare di Stabia -.C’è un’intera “filiera della
marijuana” che opera a Castellammare di Stabia, ribattezzata
ormai la Giamaica del Sud Italia.
È un’industria non registrata alle
camere di commercio, che lavora
esentasse e che distribuisce ricchezza a larghe mani. Chiede in
cambio solo fedeltà e silenzio. Il
giro di milioni di euro è garantito
dalla pax-camorristica raggiunta
per consentire il possente flusso di
denaro, come prova il rinvenimento, in poco più di un mese, di
quattro piantagioni di “cannabis
sativa” ben coltivate e custodite
sul monte Faito.
La consegna del silenzio, quindi,
è la prima regola imposta a chi si
aggrega al nuovo cartello dei clan
Di Martino-D’Alessandro. Ed è
certamente silenzioso e atletico
l’uomo-vedetta che ha sorvegliato
per mesi la piantagione scoperta
dagli agenti del commissariato di
Castellammare di Stabia, guidati
dal vicequestore Francesco Mainardi, appena tre giorni fa.
Sopra un albero del Faito, una
pianta scheletrica nata e cresciuta
sul fianco di un dirupo, è stata adibita a “torretta d’avvistamento”, dotata di un sediolino
grigio, di quelli utilizzati nelle sale
d’attesa di una volta, montati in
fila su una canna di ferro, ha accolto un “fedelissimo” osservatore. Collocare quella rudimentale
seduta sull’albero è un lavoro da
pochi. Occorre salire e scendere
con grande agilità, ed è impensabile utilizzare una scala sul terreno
franoso e scosceso dell’area sorvegliata.
Quanta manovalanza richiede la
coltivazione, la cura, l’essiccamento e il confezionamento di
2mila piante di marjuana? Se lo
stanno chiedendo in queste ore
anche gli 007 della polizia di Castellammare di Stabia. Se i clan rirescono a mobilitare molte risorse
umane vuol dire che la città intera
sta subendo una pericolosa mutazione. Da roccaforte operaia a
centrale di produzione della
droga. Sarà questo il destino di
Castellammare di Stabia, dopo
avere subito la desertificazione industriale? Per gli investigatori la
partecipazione degli stabiesi ai
traffici dei clan è ancora un fenomeno embrionale. Ma quattro
piantagioni ritrovate dal 18 luglio
al 21 agosto non possono che preoccupare chi amministra un territorio che dalle istituzioni e dalla
politica non ha ricevuto finora risposte convincenti.
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