Dal Cilento ironia su Fb: «Nonno Antonio in campo, anzi in spiaggia». Cozzolino: il tema non c’è
Fonte: Davide Cerbone da Il Mattino
Non chiamateli, per carità, bassoliniani. Perché sì, è vero, lunedì pomeriggio nel catino rovente del Sannazaro la nidiata di figliocci e pupilli di Antonio era bene e largamente rappresentata (da Cozzolino a Marciano, da Valente a Di Lello, da Scalabrini a Belliazzi, passando per l'ex sindaco di Pomigliano Michele Caiazzo e l'ex direttore generale dell'Eav Ciro Accetta). Ma intanto le lancette del tempo sono andate avanti, e il primo a mettere da parte il fantasma di Bassolino è lo stesso Bassolino. Che il giorno dopo la prima assemblea regionale di Rifare l'Italia s'affaccia beffardo dall'affollatissimo davanzale di Facebook e dalla sua residenza estiva scherza: «Bassoliniani in campo, anzi in spiaggia. Nonno Antonio e i suoi nipotini sono scesi in una bella baia cilentana». L'ironia è servita, ma non basta a fugare una tentazione mai veramente dismessa. Del resto, l'attenzione di «nonno Antonio» per la città che lo ha eletto sindaco due volte è sempre alta. E l'ipotesi di un suo ritorno sulla scena conserva un certo fascino per un Partito Democratico che, tanto per restare in tema balneare, è ancora in alto mare. Dove, si sa, le correnti sono forti e a volte pure minacciose. Ecco perché un post dalla spiaggia è troppo poco per archiviare le congetture di una candidatura che in tanti, e non da oggi, sollecitano.
Tanti, ma non tutti. Il gruppo di trentenni che gravita intorno al segretario provinciale Venanzio Carpentieri, per esempio, non la prende neanche in considerazione. E neanche il deputato Pd Gennaro Migliore. «Ognuno può coltivare le nostalgie che vuole - commenta quest'ultimo - ma non ho mai letto ne sentito una sua dichiarazione in questo senso. Se io penso a candidarmi? Dobbiamo puntare a una leadership molto forte e in discontinuità col passato. Ecco, riguardo alla discontinuità mi sento di essere una garanzia, ma per ora non ci penso: sto facendo il presidente della Commissione d'inchiesta sui migranti e sono molto impegnato a girare per l'Italia. Non sono alla ricerca di candidature». Da parte sua, la parlamentare Valeria Valente tenta di smontare ogni dietrologia intorno a quel nutrito manipolo di reduci convenuti all'appuntamento dei «giovani turchi» con Orfìni e Orlando. «Quella dell'altro giorno era un'iniziativa di un'area del partito che ritiene che in Campania e a Napoli il nostro partito debba avere più coraggio, strutturandosi intorno ad un progetto», chiarisce. «In quel teatro - fa notare - c'erano tanti che venivano da una stagione, certo, ma anche tanti altri che con quella stagione non c’ entrano niente. Penso al capogruppo al Consiglio comunale di Caserta e al sindaco di Benevento, o a qualcuno che in quegli anni non era neanche nato». Insomma, più che una nostalgica riunione tra fedelissimi di un sovrano decaduto, un incontro tra esperienze e tra generazioni che provano a saldarsi. «Piuttosto - auspica ancora Valente - dobbiamo riflettere su un partito che in Campania e a Napoli ha perso troppi voti poiché in tanti non l'hanno trovato su tante partite aperte, dove è stato timido. Ora dobbiamo recuperare coraggio e chiarezza per proporre agli elettori un progetto unitario intorno al quale costruire nuove leadership al di là dei personalismi e degli interessi particolari che aprono le porte al trasformismo, nepotismo. La sfida non è soltanto vincere, ma governare bene. Correre per la poltrona di sindaco? Non se ne parla, faccio la parlamentare e mi piace quello che faccio». Andrea Cozzolino, che invece dal suo seggio a Bruxelles ha rivolto più di un pensiero a Palazzo San Giacomo, sull'ipotesi di un Bassolino-tris risponde piccato: «Non ho nulla da commentare. Quella storia ce la portiamo addosso, ma con tutta la stima e l'affetto che abbiamo nei confronti di Antonio quel tema non è ali' ordine del giorno». Umberto Ranieri nel 2011 partecipò alle primarie perla scelta del candidato sindaco del centrosinistra, ma ora cerca di allargare gli orizzonti; «Non voglio prestarmi al gioco dei nomi e delle candidature - spiega il presidente della Fondazione Mezzogiorno Europa -. Ripetere i riti stanchi delle burocrazie di partito non servirebbe a niente. Anzi, il Pd rischierebbe grosso; la gente guarderebbe a tutto questo con fastidio. Occorre, invece, avere il coraggio di modificare la mentalità per superare la frammentazione dello scenario politico e la profonda stanchezza della città per quelle litanie che hanno fatto del Pd napoletano una forza impoverita programmaticamente e politicamente - osserva -. Bisogna aprire il partito alle forze del volontariato laico e cattolico, alle energie vive delle professioni, della scuola e della formazione e alle nuove forze imprenditoriali che hanno rotto con logiche assistenziali o clientelari. In che modo? Le primarie sono state deturpate, ma vedremo».
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