lunedì 16 luglio 2018

Luoghi che ricordano la nostra vita passata

di Filomena Baratto

Vico Equense - Spesso ho la sensazione che luoghi a noi sconosciuti abbiano un significato e un richiamo al di sopra del normale. Mi è capitato ultimamente con un luogo di particolare predilezione che non ha niente a che vedere con la sua bellezza. E’ una predisposizione dell’anima verso quel posto come se lo avesse sempre conosciuto, anche se si tratta di una terra lontana. L’ho visitato una sola volta e al solo ricordo accadono in me reazioni inspiegabili. La prima volta che ci sono andata è stato più un caso che altro, ma a volte anche le cose che ci sembrano scelte a caso hanno una logica. Quando sono giunta lì ebbi la sensazione di esserci nata e di conoscerlo bene. Nessun fatto procurò in me novità o scoperta. Mi erano familiari ogni pezzo di terra che battevo, ogni angolo, riuscivo ad aggirare perfino i pericoli. Un fatto che non si poteva spiegare e nemmeno gli altri avrebbero capito. Non mi era chiaro come un posto incantevole, che conoscevo per la prima volta, non destasse in me meraviglia ma solo un effetto strano ed emotivo. Di quel viaggio restano le foto e solo a guardarle sono trasportata lì. Poi, consapevole di non poterci ritornare né a breve né a lungo termine, l’attenzione scemò. Ma ultimamente questo richiamo è ritornato in seguito a una serie televisiva, un remake di un’altra che avevo visto circa 20 anni fa e che, come adesso, mi produsse gli stessi effetti di oggi. Ebbene, rivedendo i luoghi, da me visitati, attraverso lo sceneggiato, ho avuto le stesse reazioni di un tempo e ho provato l’esigenza di ritornarci, come se ci avessi lasciato qualcosa di mio. Una sensazione inspiegabile e più forte di ogni altra cosa. Ho ripensato alla possibilità di ricordare altre vite vissute e pertanto, forse, ne ricordo una passata.
 
Detto così può sembrare una stupidaggine, ma questo fenomeno deve pur avere una spiegazione. La trasmigrazione delle anime è alla base di tutte le religioni orientali e la filosofia ne parla abbondantemente. Il passaggio dell’anima dopo la morte biologica del corpo in un altro è spiegata non solo dalla necessità di raggiungere la perfezione, ma anche dal fatto che la coscienza è come un’ energia che non si estingue con la morte corporea. E’ come se sentissimo dentro di noi una forza incontrollabile e travolgente che ci precipita in una tale direzione, forte di qualche ricordo rimasto sulla coscienza e che fa tendere anche il corpo in quella direzione. Il fatto che quel luogo susciti in me emozioni e pensieri al di sopra di ogni possibile realtà, mi riconduca a situazioni come se fossero frutto della fantasia e invece sono attrazioni forti a cui non resisto, può spiegarsi solo come qualcosa di già vissuto. Lo sceneggiato in questione mi immette in una dimensione oltre, dove io non faccio che riprendere esperienze vissute. Quello che avevo sempre creduto pura fantasia, è forse un ricordo che mi riporta lì. Ormai sono passati tanti anni, da allora, e di quel posto ricordo l’energia che mi dava, una forza interiore, mentale, creativa. Ho sempre pensato che la suggestione sia un aspetto da non sottovalutare, ma essa non è un’azione così duratura nel tempo. Secondo la legge del Karma ogni vita è influenzata dalle sue precedenti e la sua memoria gioca un ruolo fondamentale in questa attuale. Come se una matrice fosse ancora in noi e ci indicasse qualcosa, ci riportasse echi di vite anteriori. Una spiegazione filosofica e religiosa non basta a darmi chiarimenti in merito. Siamo poi abituati, quando si parla di questi fenomeni, ad essere approssimativi, evasivi, scettici evitando ogni implicazione visto l’ impossibilità di spiegazioni plausibili e convincenti. Purtroppo non siamo capaci di capire dimensioni diverse da quelle che viviamo e a volte siamo sconosciuti a noi stessi. Con la tecnica dell’ipnosi si riesce a far riemergere esperienze passate prima della nascita, ma non avendo sperimentato questo metodo, non posso nemmeno sapere se sia o meno esperienza di esistenza di coscienza anteriore alla vita attuale. Gli studi in tal senso affermano che i bambini sono i migliori detentori di notizie delle loro passate vite e le ricerche con gruppi di ragazzini hanno confermato che tutto quanto dicevano sul loro vicino passato era realmente riscontrabile. Questo può affermare l’immortalità dell’anima. Secondo Platone l’anima è incorporea e semplice, che vive, dà vita ed è immortale. Essa non può morire e, prima di calarsi nel corpo, contempla modelli perfetti nel mondo delle idee, conoscenza delle quali avviene non attraverso i sensi e l’esperienza, ma da un’intuizione intellettuale a priori. E “sottile” è anche l’anima di Lucrezio nel suo De Rerum Natura “di particelle minuscole e di germi molto più piccoli di quelli da cui è formato il liquido umor dell’acqua, o di nebbia, o di fumo, infatti molto li supera in mobilità, e si muove sollecitata da impulsi più lievi, sebbene bastino a stimolarla le parvenze del fumo e della nebbia” . Ciascuno di noi resta nel proprio mondo fatto di sensazioni ed emozioni e forse un retaggio di vite passate di cui non sappiamo nemmeno l’esistenza e indaghiamo a fondo solo su quello che ci capita. Ci limitiamo a prenderne atto e ci accontentiamo della nostra conoscenza sensibile. Ognuno di noi è un mondo o comunque una parte di questo mondo estensibile al passato e al futuro ma ci basta controllare il presente come unico dato utile tralasciando quello che potrebbe affollare la nostra vita sensibile. Tutto ciò che non vediamo, tocchiamo, o possiamo controllare sensibilmente lo accantoniamo. Ed ecco allora che fenomeni come questi non ce li spieghiamo. Ma se a contatto con questa realtà il mio io cambia notevolmente producendo sensazioni e stati d’animo mai avuti, reazioni incontrollabili, che stentano a rientrare nella normalità e questo ogni qualvolta che quel luogo giunge a me in qualche modo, sia esso nel pensiero, nel ricordo, nella visione di film o in una semplice foto, non posso liquidare il fatto come una suggestione. Credo che qualcosa di simile ad esperienze passate prima della nostra nascita, risieda anche nei sogni, dove accadono fatti non sempre spiegabili, come parlare un’altra lingua pur non conoscendola nella realtà, di vivere azioni mai compiute o vedere volti e fatti che non accadranno mai. Ad ogni modo se un luogo evoca tanti stati d’animo, inquieta più del dovuto, diventa un’ossessione e non smette di presentarsi ai sensi come qualcosa di vissuto, deve pur esserci qualche legame. A suo tempo, quando ci sono stata, mi diressi verso dei massi che costeggiavano un sentiero alla ricerca di una pianta, una sorta di prezzemolo selvatico, e cercai con tanta cura che ne trovai un po’. Fu solo dopo, in un negozio del centro che vidi la stessa erba racchiusa in buste e che mi spiegarono essere un tipo di prezzemolo. Incredibile! Cosa ne sapevo io di quel prezzemolo? Intanto vivo questa esperienza come qualcosa di già accaduto, non riconducibile a un dejavu, che d’altra parte ha la durata di brevi attimi. E se anche, oggi, evito qualsiasi contatto visivo di quel posto, aumenta la mia attività creatività che mi riporta quelle colline, case, scorci, paesaggi. Potrei liberarmene solo rappresentando col disegno le scene che appaiono alla mente senza che io le abbia richiamate, come unica testimonianza di quello che mi succede pur non potendolo spiegare. E se come dice Lucrezio l’anima viene sollecitata anche solo da parvenze di fumo e nebbia, sono entrata in una nebulosa dove più piani di vita si incontrano o si scontrano o si perdono nel ricordo e nel vissuto o fanno parte dell’esistenza dove ciascuno porta le orme degli altri e siamo legati gli uni agli altri più di quello che immaginiamo, come una grande anima i cui brandelli si disperdono per poi rincontrarsi.

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