Vico Equense - Sabato 29 giugno, ore 11:00, presso l’Aula Consiliare del Palazzo della Cultura di Vallo della Lucania, da sempre fervido centro culturale, si è tenuta la presentazione dell’antologia curata dal poeta e critico letterario e d’arte, originario di Ceraso, Vincenzo Guarracino, “Lunario di desideri” (Martinsicuro, Di Felice Edizioni, 2019, pp. 346, € 25,00), che raccoglie le voci di 230 poeti contemporanei chiamati a riflettere sulla tematica amorosa. Originale e raffinata l’idea del critico Guarracino che ha inteso rileggere e commentare le liriche degli autori coinvolti alla luce dei versi del “rivoluzionario” Catullo, ai suoi tempi inventore di una lingua nuova che parlava della sua esperienza d’amore come mai nessuno aveva fatto prima nel mondo antico. Chi meglio di lui, quindi, e del suo Liber avrebbe potuto servire a tale nobile scopo? Il taglio critico di quest’antologia è legato tutto ai carmi di Catullo, per cui «se questo è il cuore antico – come ha ribadito Guarracino –, anche il cuore moderno batte ancora in quella stessa direzione».
Tra le voci liriche presenti c’è anche quella della nostra concittadina Alessandra Dagostini, poeta pluripremiata e che vanta al suo attivo già quattro pubblicazioni, due raccolte di poesia ambientate nelle isole Eolie, un saggio critico sulla poetessa lucana Isabella Morra e una collaborazione nel volume bilingue “Poesia al Cinema”/“Poesie im Film”, curata da Marcella Continanza, dove si è distinta con un lavoro di rilettura e schedatura di trentatré film in cui vengono citate poesie.
Già presente in una precedente antologia, sempre curata da Guarracino, “L’Amore dalla A alla Z. I poeti contemporanei e il sentimento amoroso”, con la poesia “L’inganno di Efesto”, facente parte della sua ultima silloge “Ali di Icaro e sogni” (Villa d’Agri di Marsicovetere, Dibuono Edizioni, 2018), la Dagostini ci offre qui una lirica inedita molto particolare intitolata “Zahir” e che riprende, per l’appunto, il titolo di un noto romanzo dello scrittore Paulo Coelho. Il termine Zahir, dall’arabo “visibile”, “presente”, “incapace di passare inosservato”, altro non è che – come dice lo stesso Coelho – «un pensiero che all’inizio ti sfiora appena e poi finisce per essere la sola cosa a cui riesci a pensare». Nella poesia si parla, infatti, di una tipologia di amore cerebrale che sa essere molto più forte, radicato e invasivo dell’amore esclusivamente fisico. Lo Zahir diviene allora chiodo fisso, prigione, trappola da cui non si riesce né a scappare, né a darsi una spiegazione. Questo il commento critico di Vincenzo Guarracino, che mette lo Zahir della Dagostini a confronto con la “fixa corona” di Catullo: «[…] È in questa linea che Alessandra Dagostini inscrive la sua storia e la sua ricerca: nel segno di un Nome, leggero come un soffio di vento, “arcano” e “indecifrabile” (in altre circostanze, Isabella di Morra), un nome (una Presenza essenziale, un vero pensiero dominante) che occupa la sua mente, da indossare e mostrare come fixa corona (c. 66), come “un diadema d’oro”, un segno di distinzione e di eccellenza, che trasforma e interessa le fibre più nascoste dell’essere, anima e corpo, tutti i sensi, e imponendo una consapevolezza nuova di sé e della realtà sul teatro di una quotidianità allucinata, divisa tra “paura” e “fede”».
Il bel simposio poetico-letterario, “sulle tracce della poesia”, con un suggestivo reading delle loro opere, ha visto coinvolti, oltre alla nostra Alessandra, anche gli altri poeti campani presenti in antologia, grande assente Franco Arminio, accompagnati dal sottofondo musicale del giovane pianista Ennio Attilio Giordano che ha interpretato dei brani classici. L’evento è stato curato da Menotti Lerro e Giusy Rinaldi, rispettivamente direttore e vice direttore del Centro Contemporaneo delle Arti (CecArt) di Vallo della Lucania, nato con lo scopo di individuare, unire e valorizzare la migliore espressione artistica moderna nazionale con particolare riferimento a dei generi classici, ma ponendo anche attenzione agli sviluppi di generi più recenti.
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