mercoledì 7 settembre 2022

Tredicenne morto a Gragnano, il vescovo Alfano: «Nessuno può lavarsi le mani. Questa morte è crudele»

«Carissimi, ho sentito forte in queste ore l'esigenza di comunicare con voi tutti. Il mio cuore è abitato da sentimenti combattuti e contrastanti. Abbiamo assistito ancora una volta ad una tragedia che continua a lasciarci senza parole: siamo tutti sconvolti, emotivamente e moralmente. La morte di un ragazzo, che si stava appena affacciando alla vita, è sempre innaturale, crudele e insensata. Quando ad essa sono legati moventi dettati dalla violenza verbale e psicologica da parte di altri adolescenti e giovanissimi, gli stessi che dovrebbero condividere la bellezza della stagione dei sogni, ci rendiamo conto che l'allarme è suonato e non possiamo far finta di nulla». Inizia così la lettera che monsignor Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, ha scritto rivolgendosi ai fedeli sulla morte del 13enne precipitato dalla finestra a Gragnano. «Quale è la nostra responsabilità? Nessuno - aggiunge l'arcivescovo - può lavarsi le mani. Occorre mettersi in ascolto gli uni degli altri, facendoci al tempo stesso promotori di azioni concrete e compagni di viaggio delle nuove generazioni: si affacciano in un mondo che non hanno ancora conosciuto e che troppo presto si mostra insidioso e pericoloso, addirittura mortale». Monsignor Alfano rivolge «un appello, con tutto l'amore che ho, alla comunità e alle istituzioni. La scuola, la politica, la Chiesa. Uniamoci, prima che sia troppo tardi. Cerchiamo di capire, senza giudicare; di sostenere e non di additare. Siamo chiamati a praticare un'educazione sentimentale che offra ai giovani nuovi modelli e percorsi formativi capaci di sradicare pregiudizi e stereotipi di genere, non con l'atteggiamento del maestro, ma con la vicinanza del fratello maggiore. Nei luoghi di incontro e di aggregazione, siano dunque previste figure professionali specializzate nella relazione con l'altro, capaci di mediare, accompagnare ed intuire. A Dio, come figli che non perdono la speranza anche nel momento della prova, affidiamo l'anima di chi ci ha preceduto nell'incontro con Lui: il suo infinito amore di Padre faccia sentire quel calore dell'abbraccio, che sulla terra si è spento troppo in fretta», conclude la lettera dell'arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia.

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