Sorrento - In un commosso messaggio, idealmente rivolto ad Antonino Stinga, lo scrittore sorrentino Raffaele Lauro ne ha voluto celebrare gli “amori”e, in particolare, il sentimento dominante di tutta la sua lunga, operosa e fervida esistenza terrena: l’orgoglio di essere sorrentino: “Antonino, amico di una vita e premuroso fratello, che piango, con sincero dolore, stringendomi, con affetto, in questo triste distacco terreno, a tutti i tuoi cari, desidero ricordare, a conforto di quanti ti hanno amato e stimato, come ho fatto nel novembre scorso, nella memorabile serata, al Parrucchiano, di presentazione della tua autobiografia, le tappe e le stelle polari della tua entusiasmante epopea: la famiglia, il lavoro giovanile da carrettiere, i cavalli, l’impresa di logistica, i grandi automezzi da trasporto e per la pubblica pulizia, la fama di essere un “Masto”, nel risolvere problemi complessi, la comunità della società operaia, la politica, l’amministrazione comunale, gli appalti vinti, gli immobili acquistati, la cultura contadina degli agrumeti, specie dei limoni, le bellezze naturali delle nostre colline, della costa e degli anfratti, il fascino femminile, il viaggiare, lo scoprire nuovi mondi e nuove realtà, le zie suore, il culto delle cose belle, la poesia vernacolare, ereditata dalla tua amatissima madre, le canzoni classiche dell’epopea canora partenopea, il mare, certo il mare, soprattutto il mare, le barche, la pesca delle ricciole, i trofei ittici e i tuoi rientri trionfali a Marina Grande, con la stiva ricolma di pescato, da fare invidia ai vecchi pescatori, dai volti bruciati dal sole, stupiti e ammirati da tanta tua sagacia marinara. E tu in piedi, ritto accanto all’albero maestro, come un corsaro turco allo sbarco ad Istanbul, nel tramonto sul Corno d’Oro, con le prede conquistate nel Mediterraneo. Ci vorrebbe, amico caro, un’enciclopedia per trattare a fondo di tutti i tuoi “amori” e di tutte le tue “passioni”, umane, troppo umane, umanissime, ma sempre limpide. Nel discernere in questa giungla, non posso trascurare, in quest’ora di commiato, quelle che mi hanno visto testimone diretto. A partire dal tuo esibito orgoglio di essere nato cittadino di Sorrento. Sorrento, Sorrento, Sorrento: l’amore per la tua Sorrento è stata una costante del tuo agire, dell’agire da cittadino sorrentino, da Antonino Stinga fu Luigi.
Un amore totale e totalizzante, senza limiti e senza riserve, che si è inverato e identificato nel tuo nome di battesimo, Antonino: il maschio primogenito di Giuseppina Stinga e di Luigi Stinga, al quale fu imposto il nome del nostro Santo Patrono. Nel tuo cuore e nella tua mente, quindi, il sentimento della sorrentinitá, l’orgoglio della sorrentinità, il senso esclusivo di appartenenza ad una popolazione privilegiata, abitatrice di una terra baciata da Dio, ha palpitato, in te, fin da ragazzo. Amante del bel vestire, quasi vanitoso, andare alle liturgie di Sant’Antonino o alla processione del Santo, per il centro storico, era per te più impegnativo del doverti agghindare per essere ricevuto in una ipotetica udienza alla corte del Re. Quante volte ti ho visto emozionato, quasi commosso, non solo nelle celebrazioni religiose, ma anche in quelle civili, nell’approvare le decisioni di giunta, in consiglio comunale, nelle manifestazioni celebrative o nel ricevimento di personalità politiche. Situazioni emotive che risvegliavano in te la fierezza della sorrentinità: da un uomo rude, abituato a rapporti di lavoro, ruvidi e sbrigativi, ti trasformavi, Ti emozionavi e rivelavi una tenerezza nascosta. Quasi lo stupore fanciullo di trovarti in quel posto e in quel momento a rappresentare la tua amata Sorrento. Te lo leggevo negli occhi quando, in giunta, riferivi dalla soluzione di problemi, legati alla tua delega assessoriale al corso pubblico. Ho intercettato que…
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