domenica 18 agosto 2024

Antonino Miccio «Io da Punta Campanella alla guida nazionale dei Parchi»

di Antonino Pane - Il Mattino

«La mia nomina è un riconoscimento alla Blue Economy del Mezzogiorno» Antonino Pane «È il mare la risorsa di questo Paese. E lo è ancora di più per le regioni del Mezzogiorno. Antonino Miccio, 62 anni, direttore dell'Area Marina Protetta Regno di Nettuno e già direttore dell'Area Marina Protetta Punta Campanella, è il nuovo coordinatore nazionale della consulta dei direttori dei parchi. È stato nominato dall'Assemblea nazionale dei direttori dei parchi. La Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali (Federparchi) è un'associazione di categoria che riunisce e rappresenta gli Enti gestori delle aree protette naturali italiane. Ed è la prima volta che un direttore di Area Marina Protetta sale a capo della consulta dei parchi. Un cambio di paradigma che va nella direzione della Blue Economy come spina dorsale del Sud. Direttore il mare vince sulla montagna? «È la prima volta, nonostante il fatto che le Aree Marine Protette sono 31 e i Parchi 27. Per questo sono orgoglioso di questa nomina che premia il mare come risorsa. Sia il premier Meloni che il ministro Musumeci lo hanno detto e ripetuto: la risorsa mare deve dare di più al Paese e al Mezzogiorno in particolare».

 

Lei dal 2004 al 2020 è stato direttore dell'area Marina Protetta di Punta Campanella. Poi ha retto ad interim quella del Regno di Nettuno fino a diventare direttore. Quale la sua più grande soddisfazione? «Quella di aver fatto capire agli imprenditori sorrentini, che erano tutti contrari all'Area Marina Protetta, che se le cose si fanno seriamente l'ambientalismo diventa a sua volta una grande risorsa economica. Ricordate agli inizi, l'Area Marina Protetta di Punta Campanella era osteggiata da tantissime persone, soprattutto imprenditori. Oggi tutti la difendono, tutti vogliono conservare quel paradiso». E a Ischia la stessa cosa per il Regno di Nettuno? «Siamo nel guado. Molti, tanti hanno capito che la tutela aiuta e conserva e che, nello stesso tempo promuove economia. Sono certo che tra qualche tempo anche il Regno di Nettuno diventerà un'oasi protetta da tutti. Le potenzialità sono enormi. Credetemi, veramente enormi». Già, protetta da tutti. Intanto a Punta Campanella hanno dovuto inserire un protocollo che prevede l'Ais obbligatorio per i charter. Troppi abusi. «E bene hanno fatto. Personalmente sono del parere che ogni regola in più è una sconfitta per tutti. Bisogna ragionare e far ragionare. Rispettare le distanze e le velocità deve essere un dovere sentito da chiunque governa una barca. La punizione ci deve essere ma deve servire solo come deterrente. Faccio un esempio: le migliaia di attività nate per trasportare persone in gita sono quelle più adatte a difendere il loro territorio. Sono nate imprese, ci sono persone che hanno fatto mutui. Ebbene proprio queste persone devono sapere che se rovinano il loro paradiso saranno i primi a soffrire. Ecco, è la consapevolezza della conservazione che è un investimento economico». Un concetto che stenta a passare a Capri la sensazione è che vogliono tutto libero com'è sempre stato. «Un errore clamoroso. Difendere Capri, ogni centimetro di scoglio, vuol dire investire sui figli, sui nipoti degli attuali cittadini di Capri. Ricordate i datterai che martellavano i Faraglioni? Ecco quello è stato un monito importante per la difesa di Capri. Sono i capresi che dovrebbero pretendere rispetto a dare l'esempio di come si protegge l'isola. Non certo passando sotto i faraglioni. Io credo che l'Area Marina Protetta Isola di Capri sia in ritardo. Ci dovrebbe essere già da anni. E la dovrebbero pretendere i capresi. La salvaguardia crea economia, questo concetto stenta a decollare. Io sono certo di una cosa: chi oggi si oppone all'Amp perché immagina un calo nei suoi affari, non ha capito che anche questo è un cambio di paradigma: il mare tutelato rende tantissimo, i suoi affari aumenteranno ulteriormente». Già, un cambio di paradigma. Anche aver scelto un direttore di mare come coordinatore della consulta dei parchi è un segnale importante. «Importantissimo, anche perché hanno scelto uno come me che viene dal Sud. Io sono di Piano di Sorrento e vivo a Piano con mia moglie e due figli. Ho studiato come dottore in scienze agrarie ma mi sono innamorato del mare. E mai in questo Paese c'è stata tanta attenzione per la risorsa mare. Pensate fino a qualche anno fa, ai parchi che sono 27, andavano 80 milioni di euro all'anno. Alle Amp, che sono 31 solo 7 milioni di euro. Ora questa tendenza si sta invertendo, il ministro per le Politiche del Mare, Nello Musumeci ha già detto che bisogna riequilibrare, che il governo crede nelle potenzialità della Blue Economy che deve diventare un volano per l'economia di tutto il Mezzogiorno. E le potenzialità ci sono tutte, dalla pesca al turismo, ai porti e anche ai fondali. Dobbiamo lavorare tutti insieme e mettere da parte vecchi retaggi: proteggere significa produrre per la gli e soprattutto per domani. Questo lo devono capire tutti».

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