Si è capito subito che l'elezione del segretario provinciale di Napoli del Pd si avviava a segnare una data importante nella vita politica partenopea. Una donna di cultura, per nulla inesperta della vita pubblica (è stata molto apprezzata come assessore e vicesindaco di Castellammare, e figura rappresentativa di Emily), ma per nulla legata a milizie e giochi di partito, tanto da poter essere presentata come esponente della società civile. Il giorno dopo i
bassoliniani, danno una loro lettura dell’accaduto: il ministro Nicolais viene dall'università, è uno scienziato di fama internazionale e ha raccolto intorno a sé pezzi potenti del mondo accademico (Mazzarella, la stessa Giammattei e altri). Lo scontro, dunque, non è, come Nicolais e Mazzarella tendono ad accreditare, tra la società civile e l'oligarchia politica, tra il nuovo e il vecchio. Quanto piuttosto tra una nuova oligarchia, quella degli accademici, e la politica. La tesi che circola tra i bassoliniani è che la sconfitta è opera di una casta potente almeno quanto quella politica. Fra i suoi più stretti collaboratori da ieri va di moda una espressione, «
ora abbiamo di nuovo le mani libere». Significa che, stanco di fare da mediatore su tutto, e di esserne ricompensato con continue delegittimazioni, dai rifiuti ai fondi europei, Bassolino avrebbe giocato la carta dello smascheramento, facendo venire allo scoperto le "ipocrisie" di Nicolais e la inconsistenza politica delle opposizioni, ridotte comunque a votarsi un segretario dall´incerto futuro. Come dire che i giochi non sono finiti, Bassolino non si sente affatto alla fine della storia, ma aspetta tranquillamente che i suoi avversari implodano. Nel frattempo il suo assessore
Teresa Armato valuta che ora «tocca alla nuova segretaria offrire una piattaforma politica e organizzativa che apra la strada per un confronto unitario».
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