venerdì 1 maggio 2009
“Storie in segni” Lello Bavenni e Salvatore Starace
Napoli 12 maggio 2009, ore 18,30 Museo Minimo Via detta San Vincenzo, 3 (angolo via Leopardi 47) Fuorigrotta a cura di Roberto Sanchez, presentazione di Carolina Mantellini. L’esposizione sarà visitabile dal 12 maggio al 6 giugno 2009. Il Museo Minimo, nelle recenti proposte espositive, manifesta la volontà di privilegiare la formula della doppia personale contando su di un particolare ‘effetto volano’. Infatti l’accostamento tra due artisti innesca nell’attenzione del pubblico uno stimolo alla lettura delle singole personalità e sulle affinità che hanno invogliato ad un allestimento comune. Mentre una seppur limitata collettiva a tema disperde comunque le singole cifre in un difficile accostamento, i confronti come quello che oggi viene proposto al Museo Minimo tra Lello Bavenni e Salvatore Starace permettono il dispiegamento della loro proposta ma anche l’incentivo ai visitatori per delle riflessioni in parallelo. Seppur artisti con cifre marcatamente personali, sono accomunali dalla rivendicazione di una visione dell’arte che propone quei valori di ricerca compositiva, diciamo pure di bellezza dell’immagine, come mezzo e fine dell’atto creativo in un rapporto inestricabile tra significato e segno. In altri termini nella cultura di Bavenni e Starace, imperniata sul primato dell’opera, non c’è posto per quella visione dell’arte che in un recentissimo libro di Piroschka Dossi, “Art Mania”, si esprime così:”quello che provoca la nostra ammirazione e la nostra disponibilità a pagare prezzi alti non è tanto l’opera, quanto piuttosto l’aura del suo creatore”. Lello Bavenni mi colpisce per la sapiente attitudine ‘nomade’ all’interno dei ‘generi’ che elabora creando opere stilisticamente curate e nel contempo provocatorie nel ribadire la superiorità dell’immagine sapientemente costruita in confronto con la dittatura del nichilismo estetico del brutto contemporaneo. Condividendo gli stessi valori Salvatore Starace, noto per il motivo stilistico locale–globale del ponte di Seiano, oggi analizza la leggerezza della geometria, la sua valenza liberatoria in un rapporto simbiotico e non oppositivo alla natura come, per altri versi, ci suggerisce la geometria dei frattali.
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