I contratti di rete, alla data del 15 settembre scorso, sono 117 e coinvolgono 73 province, 13 regioni e poco più di 550 imprese, in maggioranza società di capitali, attive nei settori delle industrie dei metalli, costruzioni, bioedilizia e servizi avanzati alle imprese. Ma il numero medio di imprese partecipanti è ancora abbastanza modesto - 4,5 a livello nazionale - in particolare nel Mezzogiorno dove il dato scende a 3,5. In Campania, sono 13 quelli finora registrati, 5 a carattere regionale, 8 a carattere interregionale, e coinvolgono 32 imprese che operano in diversi comparti produttivi - costruzioni, materie plastiche, meccanica, servizi avanzati alle imprese - localizzate nelle province di Salerno (16) e Napoli (13). Dati e cifre emerse stamane nel corso del convegno svoltosi a Napoli dal titolo “Il contratto di rete, quali ostacoli?”, organizzato da Unimpresa e dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli. "I contratti di rete costituiscono la ricetta alle difficoltà incontrate dalle pmi italiane sul piano dell'internazionalizzazione, dell’approccio al mercato, dell’innovazione e della ricerca - ha dichiarato Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa - La rete, a differenza degli altri strumenti di aggregazione, da opportunità di lavorare insieme su un progetto comune senza perdere la propria autonomia. Con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato”.
Grazie al contratto di rete, introdotto dalle legge 122 del 2010, due più imprese si impegnano ad esercitare in comune una più attività originariamente rientranti nei loro progetti sociali, al fine di ottenere un miglioramento della capacità innovativa e della competitività sul mercato italiano e internazionale. Il contratto deve indicare con chiarezza le attività da unificare, le modalità di ingresso e di recesso, la sua eventuale durata o in alternativa gli obiettivi raggiunti i quali la rete può sciogliersi. Al contratto possono partecipare anche enti non omogenei dal punto di vista produttivo e merceologico (è il caso di banche, fondi e finanziarie) purché accettino di farlo in maniera paritaria e in coerenza con gli obiettivi imprenditoriali. “Quello delle reti è un contratto tra imprese, che consente alle stesse di presentarsi insieme dal fisco, in banca, all'estero pur rimanendo libere e singole – ha concluso il presidente di Unimpresa - Fino al 2013, inoltre, gli utili reinvestiti negli obiettivi del contratto di rete saranno detassati, con il credito di imposta, fino a un massimo del 75,3 % a seconda del numero di domande ricevute dall’Agenzia delle entrate”. Numerose le iniziative messe in cantiere dall'associazione. "Partiremo a breve con una azione di sensibilizzazione nei confronti dei nostri associati al fine di promuovere lo strumento delle reti di impresa - ha illustrato Fabio Pollice, ordinario di Geografia Economica e Politica all'Università del Salento e componente del Centro Studi di Unimpresa - Organizzeremo una attività formativa rivolta al management delle nostre imprese per illustrare come attivare un progetto di rete. Unimpresa attiverà inoltre una assistenza consulenziale in itinere attraverso la propris rete di consulenti e una azione di supporto istituzionale per integrare l'attuale normativa e prevedere dei finanziamenti per lo start up. Infine vorremmo realizzare, in collaborazione con il dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione del ministero per lo Sviluppo Economico, una indagine qualitativa sulle reti di impresa già attive, per verificare lo ! stato di attuazione dei loro programmi strategici". Per Giuseppe Capuano, dirigente dl'ala dvisione piccole e medie imprese e artigianato del ministero dello Sviluppo Economico, la rete rappresenta una innovativa modalità di aggregazione e l’unica via attraverso cui si possono realizzare due obiettivi apparentemente contraddittori. "Mi riferisco alle economie di scala - ha spiegato Capuano - che sono proprie dei grandi sistemi e, al tempo stesso alle economie di specializzazione e di flessibilità che sono, invece, caratteristiche dei piccoli produttori e dei singoli professionisti o lavoratori autonomi. La Rete si colloca, dunque, tra i due poli classici dell’organizzazione industriale: la gerarchia e il mercato. Il potenziale di valore implicito nelle reti deriva dalle loro funzioni cognitive: facile accesso alla conoscenza altrui, reciproca specializzazione, sperimentazione condivisa del nuovo, estensione del bacino di domanda, aumento dei rendimenti, investimenti in nuova conoscenza". All'incontro hanno preso parte, tra gli altri, Achille Coppola, presidente dell'Odcec, Vincenzo Errico, dirigente dell’Ufficio basi dati e strumenti di analisi dell’Agenzia delle Entrate, Felice delle Femmine, responsabile territoriale Sud di Unicredit, Paolo Stampacchia, docente di Economia e Gestione delle imprese all'Università Federico II di Napoli e il consigliere regionale Antonio Marciano. (Fonte: Ago Press)
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