mercoledì 23 maggio 2012
Viaggio intorno al mito tra il Vesuvio e Sorrento
Il paradiso dei napoletani ha la forma di una penisola. E per andarci c' è pure l' autostrada. Decisamente infernale, come i pochi chilometri che separano Napoli dalle terrazze fiorite di Sorrento. Ma in realtà l' eden ci viene subito incontro a Ercolano quando passiamo tra il Vesuvio coperto di ginestre e il mare infinito. Assolutamente leopardiano. È una soglia invisibile. Dopo si entra nel regno del mito. La strada si snoda come un nastro nell' ombra odorosa dei giardini di agrumi e ogni tanto si impenna verso le prime balze dei Monti Lattari. Dove i paesi sono appoggiati dolcemente. Come su tanti balconi. Si arriva a Vico Equense che strapiomba sulla baia di Seiano, poi si scivola sul mare verde degli ulivi fino a Meta. Plano sulla bellissima insenatura di Alimuri. Giusto il tempo di un bagno seguito da un sauté alla Conca. Mi rimetto in cammino verso Piano di Sorrento. Che si affaccia sulle acque da una falaise altissima, traforata da grotte di una verticalità quasi gotica. I velieri dei contrabbandieri ci si infilavano per sfuggire alla marina borbonica. Dietro la punta c' è Sorrento, adagiata su un pianoro orlato dal merletto liberty dei grandi alberghi. Caruso e Lucio Dalla ci venivano a cercare emozioni e ispirazioni. Mi piace immergermi tra le stradine strette, straripanti di folla. Colori e odori si mescolano come in un bazar. E poi rifugiarmi nel silenzio di quella bomboniera arabo normanna che è il chiostro di San Francesco. Non fioretti ma granita di limone. Corro verso Massa Lubrense quando appare Capri con i Faraglioni colorati di rosa dal sole calante. L' incanto di questo finisterre ha qualcosa di sacro. Per finire in gloria non mi resta che ascendere a Sant' Agata sui due Golfi. Dove vado a cena da Don Alfonso. Che non è solo il mio ristorante del cuore. È l' acropoli della dieta mediterranea. (Fonte: Marino Niola da La Repubblica Napoli)
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