di Filomena Baratto
Vico Equense - Le guerre non sono mai un buon affare e se il detto latino afferma: “Si vis pacem, para bellum”(se vuoi la pace, prepara la guerra), ogni guerra ha portato solo orrori e distruzioni. L’avvento del nazismo in Germania nel 1933 aveva un progetto velleitario, quello della costruzione di un “nuovo ordine”, quello della signoria della Germania con il vassallaggio degli altri popoli. L’ambizioso programma prevedeva la soppressione di tutto ciò che era impuro nella razza del popolo tedesco. Hanno trovato la morte sei milioni di ebrei, accompagnati da zingari, disabili, oppositori al regime nazista e testimoni di Geova. Una pulizia etnica, diventata la più grande tragedia della nostra storia. Il termine ebraico “Shoah”significa “tempesta devastante”, un periodo storico che non si può cancellare dalla memoria. Ogni anno ricordiamo le più grandi violenze avvenute nel campo di concentramento di Auschwitz, un mondo reso noto dall’apertura dei cancelli con la fine della guerra. La logica della discriminazione razziale, di estirpare il diverso, considerato inferiore, fu alla base del nazismo che mise a punto uno sterminio sistematico degli ebrei con le camere a gas nei lager di Auschwitz, Buchenwald, Dachau. Ancora oggi, qualche superstite di guerra, ha difficoltà a raccontare gli orrori di quel periodo e, il fatto di essere un sopravvissuto, non lo allontana dalla paura di allora. Una memoria ricca di episodi, fatti e situazioni che non avranno mai fine anche in chi resta. Milioni di uomini e donne furono privati della loro dignità, seviziati e uccisi con ogni mezzo, senza alcuna pietà. Un sentimento questo, che non sembra aver attraversato le menti degli uomini nel periodo della guerra.
Onnipotenza, conquista e pulizia etnica sembravano gli unici scopi per chi caricava la macchina di guerra, una vergogna di cui l’umanità non si libererà mai. Metri e metri di filo spinato, di camere a gas, di patimenti e di paure, segregazioni, stragi, ridussero l’uomo a meno di niente. Questa lezione deve distoglierci dal fare altri scempi, altre stragi, altri stermini, oggi e nel futuro, visto che ogni epoca porta i suoi affanni e suoi venti di guerra. Il nazismo, la segregazione, l’antisemitismo, sono solo parole per distinguere di volta in volta il movente di guerra verso chi è più debole e più indifeso.
Lo spirito di questa giornata è di non dimenticare, e pertanto non basta rievocare e capire, abbiamo l’obbligo e il dovere di informare i giovani sul passato, degli orrori di guerra, che non accadano mai più.
Bisogna educare all’umanità, un valore ormai privo di consistenza, per gli scempi cui andiamo incontro ogni giorno nel mondo. Un uomo che in guerra viene calpestato e umiliato tanto da non riconoscerlo più, come leggiamo nei versi di Primo Levi, “Se questo è un uomo”.
La letteratura e la cinematografia ci ha fatto rivivere un tempo che è rimasto vivo nella nostra memoria e, ogni anno, quelle immagini di persone lontane dai propri cari, dalla propria terra, viste come cavie per esperimenti, ritornano richiamate dal dolore di chi resta. Un filo spinato resta nei nostri cuori a ricordare una libertà soppressa, una felicità spezzata, sogni ammazzati di uomini e donne che hanno visto interrompere le loro vite per sempre. Quello stesso filo spinato, emblema di una tragedia mai spenta, punge ancora e fa male in chi ricorda e anche in chi non c’era, prendendo atto che l’uomo, se solo si lascia andare al capriccio di dominare, è capace di scempi.
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