Giuseppe Tito |
Provincia di Napoli - Nella "sua" Meta lo chiamano affettuosamente il "sindaco del popolo". E nonostante rischi di finire sotto processo con l'accusa choc di corruzione sugli appalti quando faceva l'assessore, rimane molto amato. Tanto che quando venne eletto in quota Pd alla Città metropolitana di Napoli alcuni sostenitori gli organizzarono pure una festa. Lui è Giuseppe Tito, primo cittadino agli sgoccioli del suo primo mandato - forse si ricandiderà - che è a un passo dall'uscita dal Partito democratico. Si sta avvicinando e non poco a Dema e al primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris con cui pare aver intessuto un buon rapporto. Tant'è che nel giro di redistribuzione delle deleghe, il sindaco metropolitano l'ha voluto "premiare" conferendogli addirittura la gestione del piano strategico: si tratta di un comparto operativo, che gestisce grosse risorse e si occupa di preventivare interventi in ogni settore. Dall'ambiente al ripascimento passando alla manutenzione delle strade. Tito è contento del riconoscimento, conferma il gelo calato con i dem e apre a Dema: «Sono orgoglioso dell'incarico - dichiara subito dopo la pubblicazione dei decreti - Rappresento la penisola sorrentina e non agirò mai soltanto per la mia cittadina. Le deleghe ricevute da de Magistris sono un tassello importante nel mio percorso politico. E forse come ho già ribadito non sottoscriverò la tessera con il Pd». Con Dema c'è stato più di un abboccamento e Tito non ne fa troppo mistero: «Con il sindaco metropolitano esiste una buona sintonia e a mio avviso sta facendo un buon lavoro. Non temo critiche e intendo soltanto andare avanti a dare il massimo per la mia Meta, per la penisola sorrentina e per l'ente Città metropolitana che rappresenta un ente cruciale che deve fare da raccordo tra i sindaci e le istituzioni centrali». Resta ancora il profondo disagio umano, provato da Tito, nei confronti dei democrat: quando al sindaco fu notificato l'avviso di garanzia gli uomini del Pd assunsero un atteggiamento a dir poco distaccato senza invitare alla calma gli oppositori che addirittura chiesero il commissariamento del Comune di Meta.
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