di Filomena Baratto
Vico Equense - L’amore non è un sentimento da addomesticare: o c’è o non c’è. Tutti a rincorrerlo come se fosse un educatore che tutto può, e ci liberasse dagli affanni. E quando si tratta della mamma, è come vedere l’amore in persona. Partorire è naturale, ma concepire non attiene solo all’incontro di due parti in un corpo, quanto a una manifestazione di quell’amore a chi sta per nascere durante tutto il tempo della vita intrauterina. L’amore è una fiammella che la vita alimenta e riscalda, non giunge a bacchetta nel momento in cui si forma un embrione. Anche una madre, la principale attrice di questa impresa, può esserne carente. Dovremmo chiederle se a sua volta, la madre, il compagno, le persone intorno l’abbiano veramente amata e se lei si sia mai sentita amata. L’amore lo si assimila, lo si respira come l’aria. Se una madre non vuole il figlio, non ce l’ha con lui, ma col mondo. Non conosce quell’amore che come ossigeno avrebbero dovuto farle respirare e vede quel bambino un’estensione del suo corpo e non di tutto il suo essere. Non può capire che tagliando quel cordone perde il figlio e anche se stessa. Lei misura i confini del suo corpo e crede che in quelli abiti il figlio e non sa che lo spazio affettivo non ha limiti. Chi non ha conosciuto l’amore non saprà donarlo, neanche a un figlio. La frase “Mia madre non mi vuole” è come dire ”Mia madre non è capace di volermi, è arida come la terra del deserto.
Quel deserto siamo noi intorno, quelli che le sono stati accanto e non le hanno fatto sentire il bene. E così l’amore non è altro che una catena che ci tiene uniti, passa attraverso i corpi e li fa fiorire, è una primavera che porta germogli e luce. Ma se la catena si spezza, se invece di rivolgerci a chi ci è accanto, giriamo dall’altro lato, distraendoci, avviene una sincope e si perde la musica. E la frattura crea una tale consapevolezza di questa mancanza, che il bambino è pienamente convinto, senza ombra di dubbio, di essere indesiderato. La madre non smentisce, addirittura riduce l’amore a una mancanza di spazio e pertanto non può averlo con sé. Avere nel senso che ci spetta, e di solito spetta qualcosa che ci siamo guadagnati, che abbiamo atteso, dove l’attesa è sentire quella linfa e portarla in circolo per legarci a una nuova vita. Mancando questa costruzione, muore ogni legame. Adesso servirebbe un abbraccio della vita che raccogliesse madre e figlio e insegnasse loro quello che non hanno avuto per ricreare un legame di appartenenza. Niente è facile, ma a volte provarci potrebbe essere un modo per riportare l’anello mancante della catena. E chissà che il figlio non possa accettare per primo una madre gelata dalla vita e curarla col suo stesso amore.
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