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Michele Di Natale |
Gli investimenti per il completamento e il rinnovo delle infrastrutture del servizio idrico integrato in
una logica industriale rappresentano l’unico modo per colmare il divario attualmente presente nel
settore tra il Nord ed il Sud del Paese. Si è discusso anche di questo ieri presso l’Università “Aldo
Moro” di Bari nel corso del Convegno “Servizi idrici e ambientali nel Mezzogiorno: proposte di
sviluppo”, al quale ha partecipato anche il presidente di GORI Michele Di Natale, promosso da
Utilitalia (la federazione delle imprese idriche, energetiche e ambientali), in occasione del quale sono
stati presentati la ricerca di SVIMEZ sul ruolo dei servizi idrico-ambientali per lo sviluppo del
Mezzogiorno e il “Rapporto Sud” curato dalla Fondazione Utilitatis. Le reti del Mezzogiorno
registrano le perdite più alte d’Italia (51%, a fronte di una media nazionale del 41) e quanto alla
depurazione, dei 1122 agglomerati in infrazione comunitaria, ben 761 hanno sede al Sud; le regioni
con il più alto numero di infrazioni sono Sicilia, Calabria e Campania, territori dove il processo di
consolidamento della governance è in forte ritardo, con un’elevata frammentazione gestionale e una
diffusa presenza di gestioni in economia (in Campania GORI è l’unico soggetto gestore unico di
Ambito in attuazione della Legge Galli del 1994). Il tutto costituisce un forte freno anche rispetto
all’attuazione degli investimenti nonostante alcuni segnali positivi sembrano però emergere dalla più
recente pianificazione, che prevede per il Sud un investimento pro-capite superiore alla media
nazionale: per il periodo 2016-2019 si prevede di investire 65 euro per abitante l’anno, a fronte dei 55
euro del Centro-Nord.
“ Il tema degli investimenti - spiega il presidente di GORI, Michele Di Natale - è essenziale per dare al
settore idrico un assetto per il presente e una visione per il futuro. Nel prospettare l’importanza degli
investimenti si è evidenziato che essi hanno bisogno di risorse economiche adeguate. Ritengo
opportuno però far rilevare che il reperimento delle risorse economiche non è sempre il vero
ostacolo alla realizzazione delle infrastrutture; la realtà mostra infatti che le opere rimangono troppo
spesso irrealizzate non per carenza di finanziamenti ma per l’assenza di una pianificazione semplice
ed efficace, per le viscosità del sistema burocratico e, non per ultimo, a causa di una progettualità
qualitativamente non adeguata e per il conseguente sistematico non rispetto dei tempi e degli
importi finanziati ” .
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