di Alessio Gemma - La Repubblica
Napoli - Vincenzo De Luca
proietta la sua ombra sul futuro della
Campania.
«Sono impegnato a fare in modo che il
programma, al di là dei candidati, sia
rispondente agli interessi della regione».
Ecco le condizioni, un elenco di suoi progetti
da portare avanti - ospedali, metro, strade -
che detta a Pd e 5 Stelle nel corso della solita
diretta Facebook del venerdì.
Non nomina mai Roberto Fico, il nome 5 Stelle
che il centrosinistra sta per ufficializzare per
le regionali di autunno con Giuseppe Conte a
Napoli previsto la prossima settimana.
«Siamo in Italia - taglia corto - il dibattito
pubblico non è attento a valutare la qualità, la
competenza, l'esperienza dei candidati, è
tutto gossip, cabaret politico».
È il ritorno del governatore dopo la pausa
estiva.
E dopo che martedì la mediazione di Elly
Schlein ha aperto le porte della segreteria
regionale Pd al figlio deputato Piero,
sbloccando così la candidatura alla presidenza
della regione di Fico.
Chi si aspetta un responso sull'ex presidente
della Camera dall'appuntamento social, resta
a bocca asciutta.
Sembra una strategia.
Poco più di un mese fa, Fico era evocato da
De Luca come «l'uomo senza arte né parte».
Niente insulti ora: vuol dire che il presidente si
è allineato?
«Continuerò a dire quello che penso»,
avverte, prima di uscire di scena per
«dedicarsi alle poesie, alla scrittura (il 2
settembre esce il suo libro "La sfida")».
Il no al terzo mandato «per iniziativa
discriminatoria del governo Meloni» l'ha
messo fuori gioco.
E così trova il dibattito in corso sulle regionali
«sgangherato, volgare».
Interviene sul caso Puglia dove Antonio
Decaro, nome in pectore del centrosinistra,
non vuole che si candidino in consiglio gli ex
governatori Michele Emiliano e Nichi Vendola.
E De Luca ne approfitta per togliersi qualche
sassolino nei confronti del Nazareno:
«Decidono gli elettori, non i cacicchi di Roma.
Gli unici cacicchi veri sono quelli di Roma».
E contro Decaro: «Siamo alla maleducazione.
Uno che dice ad altri "non ti devi candidare",
sta confessando la propria inconsistenza
politica.
Ridicola poi la posizione su Vendola, dirigente
di un altro partito».
De Luca cita Gramsci: «È la logica del
cameriere e del grande uomo: fare il vuoto
per emergere e distinguersi».
L'altro suo bersaglio resta il sindaco di Napoli
Gaetano Manfredi, principale sponsor di Fico.
Con l'ex rettore è in rotta sul teatro San Carlo,
dopo che la regione ha votato insieme al
governo per la seconda volta il nuovo
sovrintendente, Fulvio Macciardi, con Manfredi
costretto a lasciare il tavolo e preparare un
nuovo ricorso in tribunale.
«È una vergogna a cui stiamo assistendo -
sottolinea De Luca - sono passati 5 mesi dal
mandato del precedente sovrintendente.
Vicende sconcertanti.
Ne parlerò per fare un'operazione verità.
Per adesso siamo impegnati a tutelare la
dignità e l'onore del San Carlo per evitare che
ci si copra di ridicolo».
Allude.
Provoca: «C'è chi a Napoli lavora per fare
cerimonie e chi per fare opere pubbliche per
cambiare destino della città».
È il suo cruccio: «Non sia buttato a mare il
lavoro immane di dieci anni, non si blocchino
programmi enormi in corso, e si mantenga
ferma una linea di azione comunicata da vari
interlocutori politici: prima si definisce
programma e poi si approvano le
candidature».
Una promemoria per Schlein e Conte.
E giù con i progetti più cari: le due torri fino a
98 metri della futura sede della Regione, gli
ospedali Santobono di Napoli e Ruggi di
Salerno.
Fino alla linea della metro che collegherà
l'Alta velocità di Afragola con la stazione di
Napoli, vale 3 miliardi: «Il più grande
investimento dopo il Ponte sulla stretto.
Tra 200 anni potrete fare una statua o un
mezzo busto a De Luca».
Sempre in terza persona.

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