Rosy Bindi sarebbe disponibile a riaprire il dialogo con Rifondazione Comunista, ma a determinate condizioni. Soprattutto se nel Prc “fossero disposti a fare una seria riflessione sui motivi che li hanno portati a ridursi cosi''. A “In mezz'ora”, il vicepresidente della Camera parla del presente e del futuro del Pd. E precisa: “Io non ho una corrente, siamo una componente trasparente, al contrario di altri che sono opachi”.
lunedì 16 giugno 2008
Pd: lite sul presidente, verso il rinvio
Acque ancora agitate nel Pd alla vigilia dell’assemblea nazionale della prossima settimana dove si dovranno sciogliere non pochi dubbi. A cominciare dalla presidenza dopo le dimissioni di Romano Prodi. Ora buona parte dei democratici chiede al Prof di ripensarci e rimanga alla presidenza scatenando così le ire dei prodiani che attaccano chi «prima ha preso le distanze dall’Ulivo e ora insiste perchè l’ex premier resti». Prodi, però, difficilmente tornerà sui suoi passi anche davanti al riconoscimento che l’assemblea di venerdì e sabato prossimo gli tributerà: un documento per respingere le dimissioni per poi rinviare tutto a settembre. Anche ieri, infatti, sono arrivate critiche al precedente governo. E a farle, inaspettatamente, è Franco Marini per spiegare le ragioni della sconfitta del Pd. «Nei due anni di Governo - ha detto l’ex presidente del Senato durante un convegno a Napoli - abbiamo dato l’immagine di una coalizione non in grado di governare e il cittadino l’ha capito». Un attacco, se pur velato, da parte di chi era stato chiamato a sostituire proprio Prodi alla presidenza del partito ricevendo però in cambio un rifiuto. Comunque sia la prossima settimana sarà cruciale per il futuro del Pd, ancora disorientato dalla sconfitta elettorale e sfilacciato da discussioni continue e nascite di aree e associazioni. Senza contare le tensioni scatenate sulla collocazione in Europa nel Pse (osteggiata dall’ex Margherita) e le conseguenti spinte affinché si celebri subito un congresso. «Veltroni sfiderà - spiega un dirigente del Pd - i critici dicendo ”se c’è una linea alternativa, venga fuori ora e facciamo il congresso, oppure basta con questo clima”. Ma forse solo Parisi raccoglierà la sfida mentre gli altri preferiranno mantenere i distinguo senza però spingersi a mettere in discussione il partito e il segretario». In questa situazione appare difficile che si riesca a trovare una figura ”neutra”, cioè non riferibile agli ex Ds ed ex Dl, per la presidenza ed è per questo che nelle ultime settimane si è provato a far desistere Prodi. Ma se Prodi non cede, le diplomazie sono al lavoro per cercare di convincere il Prof almeno a partecipare all’assemblea ed evitare così che la sua assenza suoni come una rottura definitiva. (Il Mattino)
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