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Tonino Scala |
Castellammare di Stabia - Continuare a ragionare con il mondo del lavoro con la pistola sul tavolo non solo non mi piace ma è meschino. Fare votare ai lavoratori un accordo sull’orario di lavoro e sul ridimensionamento del cantiere in cambio di una commessa è un atto barbaro. Ho un grande rispetto per i lavoratori che hanno votato per il referendum. In quel risultato c’è la grande preoccupazione che aleggia nel paese: tutelare il proprio posto di lavoro e i propri diritti rivendicare una politica industriale che manca nel nostro paese da troppi anni. In quel risultato c’è la rabbia, la voglia di lavoro, il riscatto, il dilemma degli operai del nostro secolo: difendere i diritti o il lavoro? Un dilemma al quale non c’è una risposta vera. L’unica certezza è il tentativo di far pagare ancora una volta ai lavoratori la crisi economica! Ha ragione Nicola Corrado, sposo in pieno la sua idea. Il futuro di Fincantieri non può e non deve passare per accordi beceri fatti sulla pelle dei lavoratori. Il futuro di Fincantieri ha un nome ed un cognome: bacino di costruzione. Peccato che si siano persi un bel po’ di opportunità dall’approvazione delle delibera n. 1474 del 18 settembre 2009 per l’inerzia del governo regionale e cittadino. Ho apprezzato il libro che Corrado con passione ha scritto ritengo che sia un utile strumento a servizio della coalizione per capire da dove ripartire ed una cosa è certa bel la cantieristica bisogna ripartire dal bacino.
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