Claudia Scaramellino |
Vico Equense - Se Vico Equense perderà il suo Ospedale sarà per una scelta prevalentemente politica, visto che più volte abbiamo evidenziato le difficoltà di percorso per arrivare in Penisola sorrentina con un'urgenza, specie se si parte da una frazione collinare. Nei fatti attraverso la galleria S.Maria di Pozzano si arriva in più breve tempo al S.Leonardo! I cittadini di Vico, pur notando le difficoltà indotte dalla odierna carenza di personale nel “De Luca e Rossano”, non vogliono rinunciare a un servizio che ha reparti di eccellenza e nasce da un lascito del cavalier De Luca e della sig.na Rossano alla Città, anzi agli indigenti vicani. Né vogliono che la struttura abbastanza recente e capiente sia venduta per costruire l’ospedale unico di Sant’Agnello. La proposta del Consiglio comunale, al momento, serviva a contrastare la sottaciuta vendita dello stabile,insieme a quello di Sorrento. E che dire della Casa di Riposo, nata con un lascito del cavalier De Feo, ricostruita a via Madonnelle? Lo stabile ultimato, seppure ancora senza agibilità, è stato destinato ad essere un centro diurno per diversamente abili. Esperienza sicuramente positiva e nuova. Lo stabile avrebbe forse potuto contenere entrambe, ma non era questa la finalità di quella struttura e pertanto Vico resta l’unica Città in Penisola sorrentina, la più popolosa, a non a avere una Casa di Riposo comunale per gli anziani soli e i bisognosi. Quanti posti di lavoro nel settore turistico resteranno a Vico, visto che senza un piano comunale turistico - ricettivo si trasformano gli alberghi, in pieno centro, in appartamenti?
E’ vero che il cambiamento di destinazione d’uso ha un’ autorizzazione regionale, ma il comune dovrebbe aver previsto un piano urbano per le strutture di ricettività turistica, che non sono molte. Negli ultimi anni, sono scomparsi alcuni camping, subissati dalle tasse comunali. Il cinema è ancora il grande assente nella realtà cittadina. Si vorrebbe invogliare il turismo con festival cinematografici,ma senza disporre di un vero cinema. La ripresa della sua costruzione sembra ormai su un binario morto. Ma è altrettanto evidente la necessità culturale e turistica del ritorno del cinema Aequa. La questione ha due aspetti: il legale, ma anche il politico e non sembrerebbe facile uscirne, anche se alla gente tutto ciò interessa ben poco. Gli addetti al turismo vogliono il cinema, ma lo vogliono soprattutto i cittadini comuni. Con la costruzione del nuovo municipio, in piazza Kennedy, sono scomparsi anche i gabinetti pubblici, e mai più si è pensato a ricostruirli, benché questa necessità sia stata evidenziata. E potrebbe paventarsi un’altra perdita: nonostante le buone intenzioni e le riproposizioni del Consiglio comunale per l’acquisizione al patrimonio incedibile del comune, l’Istituto SS. Trinità potrebbe finire a qualche potente e variegata lobby, che vanta saldi legami in alto. Dopo quasi cinquant’anni, la ferita del Castello “Giusso” fa ancora male… Fare riferimento a queste istituzioni cittadine, mette in evidenza quanto la Vico che produsse queste opere fosse ricca di solidarietà e sensibilità democratica, ma anche di entusiasmo culturale. Al confronto la Città di oggi sembra avviata alla deriva, limitata nella sua vocazione turistica e nelle sue aspirazioni, soprattutto quelle dei giovani, che vanno via. Senza l’ Ospedale, senza la Casa di Riposo, senza l’Istituto SS. Trinità, senza il Cinema, senza che sia stato fatto per Vico un vero piano turistico- economico che rilanci il lavoro nel settore e nell’indotto, senza che i cittadini possano usufruire di spazi pubblici e di marciapiedi spesso "occupati" da merci o da tavolini, se non da pedane fisse, poste anche su arenili, destinati un tempo all'uso della pesca da diporto, resteranno le antenne di telefonia mobile, che proliferano anche su suoli privati, i servizi comunali esternalizzati (spazzatura e forse tributi) e più costosi , i servizi postali incerti e i mutui contratti da pagare ancora nei prossimi anni, nonché i debiti fuori bilancio e altro ancora. In tutto ciò gli errori della classe dirigente di quest’ultimo decennio.
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