Fonte: Carmine Festa da Il Corriere del Mezzogiorno
Chi deve curarsi può farlo, ma pagando di tasca propria». L'epitaffio sulla sanità pubblica campana l'hanno scritto i medici spiegando le ragioni del loro sciopero di oggi. I camici bianchi di tutta la regione si fermano per chiedere alla politica un cambio di rotta: a cominciare dagli ospedali dove i malati si affidano ormai alla buona volontà delle singole équipe mediche oltre che alla buona sorte. Sì, siamo giunti a questo: la salute in Campania è un terno al lotto. Cosa bisogna fare, allora, per veder garantito anche qui un diritto costituzionale di fondamentale importanza? Siamo la regione senza assessore alla sanità ed è in arrivo, dopo una attesa durata troppo a lungo, il commissario: si tratta dell'italoamericano Joseph Polimeni. Proviene dalla Toscana e annuncia un modello di gestione che taglia i piccoli ospedali (insicuri ed antieconomici) ma aumenta le strutture di primo soccorso, le «case dalla salute» che a Firenze e dintorni — dice — stanno funzionando con il favore delle comunità locali. Questa è l'ambizione di Polimeni. Legittima, per carità, tuttavia in Campania bisogna ripartire da cose più elementari come il buon funzionamento degli ospedali dove mancano medici ed infermieri oltre che posti letto e macchinari.
Prima di arrivare alle «case della salute» c'è dunque bisogno di mettere mano ai corridoi pieni di barelle ed altre oscenità. La lista è lunga e nota. I medici, da parte loro, sono ansiosi di un confronto con il loro nuovo riferimento manageriale. Ma chiedono innanzitutto stabilità nella programmazione e nella gestione di un settore complesso che assorbe gran parte del bilancio regionale (anche al netto dei cinquanta milioni di euro appena persi dalla Campania in sede di riparto nazionale). Spiegano i medici: spenderemo settimane per calare il commissario nella nostra realtà e nelle nostre esigenze. L'auspicio è che, una volta chiaro il quadro delle cose da fare, non si debba ricominciare daccapo perché magari la politica avrà fatto altre scelte e sostituito il decisore. È già capitato, con effetti disastrosi sulle pratiche quotidiane vissute nelle corsie e nelle sale operatorie. E a pagare sono stati sempre gli stessi: gli ammalati. Che avrebbero diritto ad ospedali funzionanti nei quali entrare senza affidarsi alla sorte ma avendo la certezza che tutto il possibile sarà fatto per provare a garantire la guarigione. E' una questione di corretta gestione. Non solo di strutture. A Ponticelli è pronto l'Ospedale del Mare. E' architettonicamente bellissimo, sembra un aeroporto. Ma non sappiamo quando entrerà in funzione, con quali e quanti medici, personale, reparti, servizi, collegamenti con le altre strutture pubbliche. Niente di niente. L'Ospedale del Mare è molto più bello delle «case della salute».
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