giovedì 24 luglio 2025

Il governatore provoca Fico ma il vero nodo (nel Pd) è la segreteria di Napoli

Se al regionale va Piero De Luca, l'area Schlein vuole la leadership del partito in provincia. Però Peppe Annunziata dice: io non lascio 

di Simona Brandolini - Il Corriere del Mezzogiorno

«Non so cosa accade ora in Campania. Avrete brave persone e quindi se avrete brave persone siete fottuti». Tradotto dal deluchese significa: avete voluto Roberto Fico? Ora pedalate. L'aveva promesso il governatore: «continuerò a parlare chiunque sia il candidato e qualunque sia la coalizione». E ogni promessa è debito. «Quando parlano di bravi uomini in politica intendono - prosegue la sua provocazione durante una conferenza stampa all'istituto Pascale dunque rivolgendosi al personale sanitario - chi lavora per sé, per la propria carriera, non per i cittadini. Io lavoro per i cittadini e da solo ho combattuto per anni con i ministri della Salute dei governi di sinistra e di destra. Ora aspettatevi il peggio, ma rimanete fedeli alla vostra missione e al vostro ruolo». A Santa Lucia spiegano poi: «De Luca è preoccupato per il dopo, non per la campagna elettorale, tantomeno per le elezioni. Come verrà governata la Regione? ». Un ragionamento sintetizzabile nella frase attribuita a Luigi XV «après moi le deluge». Cioé dopo di me il diluvio.

 

Ma il patto siglato a casa Conte, a Roma, tra il leader pentastellato, la segretaria dem Elly Schlein e Vincenzo De Luca, che porta direttamente alla candidatura di Fico potrebbe trovare qualche intoppo se alcuni nodi non venissero sciolti. Uno riguarda il congresso. Anzi i congressi. Perché alla base dell'accordo ci sarebbe la corsa (in solitaria preferibilmente) di Piero De Luca per la segreteria regionale del Pd. Partito commissariato da oltre due anni. A cascata, però, il provinciale andrebbe alla maggioranza di Schlein. In sostanza dovrebbe tornare nelle mani di Marco Sarracino. Tutto chiaro? Ma appunto, qualcuno ha fatto i conti senza l'oste. In questo caso l'attuale segretario Peppe Annunziata, frutto di un accordo con i bonacciniani campioni delle preferenze Mario Casillo e Lello Topo. Che resterebbero a bocca asciutta. Difatti Annunziata s'è messo di traverso. E a chi gli chiede lumi spiega: «Nessuno mi ha chiesto nulla, tantomeno di dimettermi. Poi perché dovrei farlo? Mica il partito napoletano può essere merce di scambio? ». Come sempre è il favoloso mondo, alla rovescia, del Pd. Dove le geometrie sono così variabili che non si fa in tempo a salire su un carro che bisogna scendere e prenderne un altro. In questo momento il quadro, sembrerà assurdo ma è così, sono diventati alleati De Luca e Sarracino (quelli di c'eravamo tanto odiati) e invece è implosa l'area bonacciniana di cui fanno parte il governatore, il figlio, Casillo e Topo. Il mandato di Annunziata scadrà nel 2027. Ma con ogni probabilità dopo le Regionali si terrà un congresso straordinario dei dem, che riguarderà automaticamente anche le federazioni locali. Insomma alla fine, volente o nolente, in nome dell'unità e dell'accordo per Fico, il segretario potrebbe essere costretto a lasciare. E pensare che Annunziata al signor Malaussène di Pennac (il capro espiatorio) ha sempre preferito lo straniero di Camus. Ma così va il Pd. Ps: da ieri circola un sondaggio di Piepoli sulle Regionali. Ovviamente Fico è in testa di circa venti punti su Sergio Costa. A parte questo la cosa che colpisce di più è che nessuno del Pd viene testato. Si dà per scontato che il candidato sia 5Stelle (o al massimo la deluchiana Lucia Fortini). Nel centrodestra, invece, i più votati sono il ministro Matteo Piantedosi (che non sa neanche più come dire che non è disponibile) e la segretaria di Noi Moderati Mara Carfagna. Segue il viceministro Edmondo Cirielli che proprio ieri ribadendo la sua disponibilità ha anche aggiunto: «Vediamo anche cosa succede nell'altro campo e vediamo anche qualche sondaggio per capire se effettivamente va bene il mio nome o se magari c'è qualche altro nome che va meglio. Ecco, noi faremo comunque la nostra parte. Credo che i vertici nazionali faranno una valutazione sia sul quadro complessivo delle Regioni che vanno al voto, ma vedranno anche chi può essere più idoneo per la campagna elettorale, il profilo più apprezzato dagli elettori» .

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